V-Nova, scaleup londinese fondata da italiani attiva nella compressione dei flussi di dati video e immagini, ha chiuso un round da 33 milioni di euro. Ha partecipato con 5 milioni anche il fondo Neva First, gestito da Neva sgr, la nuova società di gestione di fondi di venture capital in cui si è trasformata Neva Finventures, il braccio di corporate venture capital di Intesa Sanpaolo (si veda qui il comunicato stampa di Neva sgr e qui quello di V-Nova). Silverpeak, banca specializzata in investimenti tecnologici, ha agito in qualità di financial advisor di V-Nova nel round di finanziamento.
Tra gli investitori della prima ora c’è la Federico & Elvia Faggin Foundation, fondata nel 2011 da Federico Faggin . Quest’ultimo è il fisico, ingegnere, imprenditore, che ha disegnato il primo microprocessore commerciale, l’Intel 4004. Nel 1974ha cofondato Zilog , che ha guidato come ceo nello sviluppo dei processori Zilog Z80 e Z8 processors; mentre nel 1986 ha cofondato Synaptics, che ha introdotto i primi touchpads e touchscreen.
Via via si sono poi affiancati nel capitale di V-Nova anche l’operatore satellitare Eutelsat, nel 2016 (si veda qui il comunicato stampa di allora); il gruppo media Sky Italia, che nel 2017 ha convertito 4,5 milioni di sterline di bond convertibile in cui aveva investito nel 2015 (si veda qui Advanced Television); e alcuni operatori di venture capital tra i quali Whysol Investment, Limitless Earth e Novator. Il primo è l’investment company indipendente specializzata nella strutturazione di operazioni di investimento in club deal nei settori dell’Energy Transition e della Digital Transformation, fondata dall’ex Mc Kinsey Alberto Bitetto, affiancato dai partner Roberto Marcon e Giovanni Gios. Whysol è socio di V-Nova dal 2016 (si veda altro articolo di BeBeez). Quanto a Limitless Earth, è una holding quotata all’Aim di Londra e guidata dall’italiano Guido Contesso. Nel 2015 aveva investito 500 mila sterline in un bond convertibile di V-Nova, che è stato poi convertito a capitale nel 2017 (si veda qui il comunicato stampa di allora). Infine Novator è un asset manager britannico, presieduto dall’islandese Thor Björgólfsson, che ha investito in V-Nova nel 2018 per una quota definita “significativa” (si veda qui il comunicato stampa di allora).
V-Nova è stata fondata nel 2011 a Londra dagli italiani Guido Meardi e Pierdavide Marcolongo. La startup si concentra su tecnologie che consentono di usufruire di una nuova e più ricca esperienza di interazione con immagini e video. I principali ambiti di applicazione sono: video streaming & conferencing, virtual reality & 360 video, social media, broadcasting, artificial intelligence indexing. L’azienda ha già ottenuto oltre 300 brevetti internazionali e attualmente conta circa 70 dipendenti tra la sede principale a Londra e l’India. Il modello di business di V-Nova consiste nel monetizzare le sue tecnologie attraverso licenze software IP royalties. La società ha sviluppato software altamente innovativi relativi a tecnologie di video & image compression come MPEG5 part 2 LCEVC (Low-Complexity Enhancement Video Coding), primo e unico standard MPEG che migliora la performance di qualsiasi codec preesistente sfruttando al meglio l’hardware attuale e di nuova generazione; inoltre, un nuovo codec VC-6, utilizzabile per le applicazioni di nuova generazione, che codifica i dati del flusso video in un formato particolarmente adatto a essere letto ed elaborato facilmente dagli algoritmi di intelligenza artificiale (AI).
Fondamentale per Neva sgr nella valutazione dell’investimento è stata l’attenzione alle tematiche ESG da parte di V-Nova. Le sue soluzioni aiutano infatti a ridurre l’impatto ambientale in quanto migliorano le performance dei video utilizzando l’hardware attuale presente sui device senza doverlo sostituire e, inoltre, grazie alla diminuzione della capacità computazionale richiesta ai server per l’encoding dei video riducono il consumo energetico nei data center.
Mario Costantini, ceo di Neva sgr, ha spiegato: “Abbiamo deciso di investire in V-Nova perché ha tutte le caratteristiche per diventare una billion company nei prossimi anni. Siamo convinti che la società si affermerà presto sul mercato come protagonista tecnologico insieme ai grandi player globali e siamo pronti a supportarla nei suoi futuri sviluppi. Questo investimento coniuga tre elementi imprescindibili per lo sviluppo di Neva sgr: investire in aziende che possono garantire altissimo rendimento per i nostri sottoscrittori, supportare aziende ad alto contenuto tecnologico e innovativo e farlo in un’ottica di sostenibilità ambientale”.
Guido Meardi, ceo e cofondatore di V-Nova, ha aggiunto: “Il supporto ricevuto da Neva sgr ci consente di proseguire nella nostra mission, ovvero creare una tecnologia di compressione video che consenta al maggior numero di utenti di accedere ai contenuti preferiti ovunque e su qualunque dispositivo. L’impegno di Neva ci permette di rafforzare ulteriormente il nostro bilancio e darà un forte impulso alla strategia di V-Nova rafforzando la posizione sul mercato”.
Per Neva First si tratta del primo nuovo investimento annunciato, dopo il closing parziale della raccolta lo scorso giugno (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo ha un target di raccolta di 250 milioni di euro entro fine 2021, di cui 50 milioni sono stati sottoscritti da quattro fondazioni bancarie (Compagnia di San Paolo, Cariparo, Carifirenze, Carilucca) e altri 100 milioni sono stati messi a disposizione dalla stessa Intesa Sanpaolo.
Ricordiamo che Neva Finventures era nata nell’aprile 2016 (si veda altro articolo di BeBeez), per investire in aziende del fintech che potessero avere anche una sinergia con l’attività del gruppo bancario e alle quali lo stesso gruppo potesse apportare del know how. Quasi tutte le partecipazioni di Neva Finventures sono state trasferite nel portafoglio di Neva First, con due eccezioni che sono state portate direttamente sotto il controllo della capogruppo Intesa Sanpaolo: la partecipazione nella piattaforma di equity crowdfunding BackToWork e quella nel salvadanaio digitale, Oval Money, poi entrato in crisi e rilevato da Guru Capital lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez).