Le biotech italiane Genespire e AAvantgarde Bio stanno preparando i prossimi round. Lo hanno annunciato venerdì scorso rispettivamente la ceo Julia Berretta e il cofondatore Alberto Auricchio in occasione della conferenza Road to Bio€quity Europe 2022: l’attrattività dell’ecosistema italiano delle scienze della vita, che si è svolta all’Ospedale San Raffaele di Milano nell’ambito della Technology Forum Life Sciences week 2021 ed è stata organizzata da The European House Ambrosetti e dal Technology Forum Life Sciences.
La conference fa parte di una serie di appuntamenti che si terranno in vista di Bio€quity Europe, uno degli eventi più importanti del continente per i principali investitori globali di venture capital e startup nel settore biofarmaceutico europeo, che si terrà a Milano il 17 e 18 maggio 2022, così come annunciato un anno fa da Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House – Ambrosetti, e da Graziano Seghezzi, managing partner di Sofinnova Partners, che hanno sostenuto la candidatura di Milano, e da David Flores, co-fondatore, presidente e ceo di BioCentury, organizzatore dell’evento insieme a EBD Group (si veda altro articolo di BeBeez).
AAvantgarde Bio è uno spin-off nato la scorsa estate alle attività di ricerca del Tigem (Telethon Institute of Genetics and Medicine), basato a Napoli e sostenuto da Sofinnova Partners, che ha sottoscritto un round seed tramite il fondo Sofinnova Telethon nel luglio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). AAvantgarde Bio, con sede a Milano, produce terapie geniche contro le malattie ereditarie della retina. Il fondatore, il professor Alberto Auricchio, è uno scienziato altamente riconosciuto e un pioniere nel campo della terapia genica. La tecnologia dell’azienda si basa su piattaforme esistenti basate su virus adeno-associati (AAV), che sono la principale tecnologia di vettore virale utilizzata nelle applicazioni di terapia genica. Le piattaforme esistenti basate su AAV sono state limitate dalla capacità, e AAVantgarde Bio risponde a questa sfida permettendo la consegna di grandi geni ai tessuti e alle cellule in vivo. L’azienda intende lanciare un round di serie A per finanziare la sua ricerca, ha annunciato Auricchio. AAvantgarde Bio intanto si sta strutturando, e a tal fine è alla ricerca di un ceo e di un project manager.
Genespire invece è una startup milanese fondata nel 2020 che sviluppa terapie geniche avanzate destinate a pazienti con malattie genetiche. Con sede a Milano, è stata fondata nel marzo 2020 dal pioniere della terapia genica Luigi Naldini, da Alessio Cantore, Fondazione Telethon e Ospedale San Raffaele. È uno spin-off dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget), uno dei principali istituti di ricerca di terapia genica e cellulare. La startup lo scorso aprile ha incassato un round di serie A di 16 milioni di euro tramite i veicoli Sofinnova Telethon Fund e Sofinnova Capital Fund (si veda altro articolo di BeBeez). Grazie ai proventi del round, Genespire ha costituito un team forte e internazionale. In precedenza, aveva chiuso un round seed da 5 milioni di euro, sottoscritto da Sofinnova Partners e BioVelocITA, il primo acceleratore di biotecnologie d’Italia co-fondato nel 2015 da Sofinnova Partners e da Silvano Spinelli e Gabriella Camboni, due imprenditori seriali molto legati a Sofinnova (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che il Sofinnova Telethon Fund è un veicolo early-stage dedicato agli investimenti in malattie genetiche rare, lanciato nel febbraio 2018 da Sofinnova, che vede la Fondazione Telethon, tra le più note charity in campo biomedico, in qualità di advisor. Con una raccolta chiusa nell’aprile 2020 a quota 108 milioni di euro (8 in più del target originario, si veda altro articolo di BeBeez), il fondo è co-guidato da Paola Pozzi e Lucia Faccio, entrambe con un solido background scientifico e con alle spalle 17 anni di lavoro in team. Paola Pozzi, infatti, prima di raggiungere Sofinnova, era Head of the Office of Biotechnology Transfer dell’Ospedale San Raffaele e per 14 anni si è occupata dello scouting, della protezione e dei brevetti nel settore biotech. Quanto a Lucia Faccio, in precedenza era Director of Research & Development alla Fondazione Telethon e vanta oltre 20 anni di esperienza nello sviluppo di aziende nel settore delle life sciences. In precedenza Faccio è stata anche Director of Technology Transfer dell’Ospedale San Raffaele. “Tutte competenze, queste”, hanno spiegato a BeBeez le due manager, “che sono assolutamente necessarie quando si tratta con scienziati e ricercatori. Bisogna innanzitutto capire di cosa stanno parlando, poi trasformare la scoperta in un prodotto (proof-of-concept) e infine capire se la scoperta può avere un interessante sbocco commerciale, il tutto senza dimenticare che in questo settore la proprietà intellettuale è cruciale e va assolutamente protetta. Il che non è una questione sempre facile”.
Ma certo, quando si imbocca la strada giusta, allora il biotech dà grandi soddisfazioni. Ne sa qualcosa sempre Sofinnova che ha scommesso sin dall’inizio su Enthera Pharmaceuticals, società biotech che sviluppa farmaci di ultima generazione per la cura di malattie autoimmuni al fine di ripristinare la capacità rigenerative delle cellule staminali, anch’essa presente alla conferenza di venerdì scorso con il suo ceo Giovanni Amabile. Fondata nel 2016 da Paolo Fiorina e Francesca D’Addio insieme a BiovelocITA (si veda altro articolo di BeBeez), la startup nel gennaio scorso ha infatti incassato un round di serie A da ben 35 milioni di euro, sottoscritto ancora una volta da Sofinnova, oltre che da AbbVie e Roche Venture Fund (si veda altro articolo di BeBeez). Si è trattato del più grande round di finanziamento di serie A per un’azienda italiana attiva nelle biotecnologie sostenuto da fondi di venture capital. Enthera ha sede a Milano, laboratori di ricerca a Bresso (Milano) e sta assumendo nuovo personale, ha detto il ceo Amabile.
Detto questo, investire in Europa paga ancora meno che negli Usa, nel biotech così come in altri settori. Lo ha evidenziato Flores, sottolineando che questo vale sia per il venture capital in generale, che per i round seed e di serie A.
Quanto all’Italia, è percepita come un “paese difficile” dagli investitori, ha detto Elizabeth Robinson, vice presidente di Indaco Venture Partners, che ritiene che per attenuare il problema occorrono “operatori più grandi che attirino l’attenzione dei fondi internazionali, maggiore collaborazione con i governi e più trasparenza”.