di Francesca Vercesi e Giuliano Castagneto
In Italia nel 2021 sono stati complessivamente investiti 16,9 miliardi di euro in quasi mille operazioni tra private equity, venture capital e private debt. Sono i numeri aggregati presentati ieri al convegno annuale AIFI 2022, tenutosi presso la sede di Assolombarda, che nell’occasione ha sottolineato che lo scorso anno sia il private equity sia il venture capital hanno dato entrambi un contributo crescente alla transizione ecologica e digitale. Nel 2021 il private equity ha realizzato infatti 24 operazioni in digitalizzazione e 39 in transizione ecologica, mentre il venture capital ha chiuso ben 53 deal in digitalizzazione e 22 in transizione ecologica (circa il 21,1% del totale di 654 operazioni tra private equity e venture capital dal 16,1% del 2020). Cambia anche il profilo degli operatori: mentre nel venture capital sono soprattutto gli operatori domestici, con il 79%, a investire nel 2021 in tali comparti, nel private equity si osserva una maggior presenza degli operatori internazionali, con un peso del 64% (si veda qui il comunicato stampa).
Sono numeri interessanti, ma non ancora sufficienti. Anna Gervasoni, direttore generale AIFI, ha infatti sottolineato: “Transizione ecologica e digitale spingono l’innovazione e la crescita dell’economia nostrana; serve però un maggior impegno da parte di fondi italiani che operino in questo settore, moltiplicando così le opportunità di investimento e crescita” (si veda qui la presentazione di Anna Gervasoni).
Tornando ai numeri complessivi, ricordiamo che i 16,9 miliardi di euro sono il totale da un lato dei 14,7 miliardi di investimenti dei fondi di private equity e venture capital in Italia, il livello più alto mai registrato nel mercato italiano, così come già annunciato da AIFI in collaborazione con PwC a fine marzo (si veda altro articolo di BeBeez), e dall’altro dei 2,214 miliardi di euro di investimenti dei fondi di private debt, quasi il doppio del 2020, così come annunciato sempre da AIFI, ma in collaborazione con Deloitte sempre lo scorso marzo (si veda altro articolo di BeBeez). Sul fronte del private equity, ha ricordato ancora AIFI, si è osservata una crescita del 123%, trainata dall’attività nel comparto delle infrastrutture, dove sono stati investiti quasi 7,7 miliardi di euro (contro gli 1,3 miliardi nel 2020). Escludendo dalle analisi le infrastrutture, il dato del 2021 è di poco superiore a 7 miliardi di euro, in crescita del 33% (da 5,3 miliardi). Ma va detto che il peso delle infrastrutture è in pratica interamente ascrivibile all’operazione Autostrade per l’Italia, di cui la cordata composta da Cdp Equity, Macquarie e Blackstone ha rilevato nel maggio dello scorso anno l’88% da Atlantia per un equity value (del 100%) di circa 9 miliardi di euro. (si veda altro articolo di BeBeez).
Nonostante i record, però, come ha sottolineato ancora Anna Gervasoni, l’Italia “resta indietro rispetto alla media europea: l’ammontare investito in private equity e venture capital nel 2020 è stato lo 0,2% del PIL contro lo 0,5% dell’Ue e l’1,4% del Regno Unito, che è al primo posto”.
Quanto alla raccolta del segmento del private equity e venture capital, l’Italia è cresciuta con 4,4 miliardi di euro raccolti dagli operatori domestici, superando la Spagna che si ferma a 2,6 miliardi di euro, ma restando inferiore ai livelli raggiunti da Germania (4,8 miliardi) e soprattutto Francia (24,5 miliardi). Gli investitori domestici sono 123 e cresce il peso di quelli internazionali che nel 2021 sono stati 48, un numero maggiore di quelli presenti sul mercato tedesco (43) o spagnolo (35). Questo è segno di una importante attrazione di capitali esteri in Italia, che nel complesso, sui vari comparti del private capital, hanno raggiunto oltre 13 miliardi di volumi. Attivi invece a livello di numero di deal sono come sempre gli operatori domestici, che quest’anno hanno superato le 600 operazioni.
Complessivamente ci sono 1.700 società nel portafoglio del private equity e venture capital, di cui oltre il 30% in Lombardia, che spicca come prima regione con il maggior ammontare investito e numero di operazioni realizzate. A livello europeo è la quinta regione subito dopo Île de France, Berlino, Londra e Madrid, con 3 miliardi di euro investiti nel 2021, 8,8 se si includono anche le infrastrutture.
“Il private capital ha visto una crescita in tutti i comparti: private equity, venture capital e private debt hanno realizzato, nel 2021 record di raccolta e operazioni. Un ruolo fondamentale lo ha giocato Cdp che ha fatto da motore per gli investimenti in innovazione e crescita”, ha commentato Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, che ha però aggiunto: “Ora serve un fondo di fondi dedicato che faccia da volano per permettere a un numero maggiore di operatori di intervenire sull’economia reale. Recuperare terreno perso rispetto agli altri paesi europei, oltre a misure per allargare la platea di investitori. Il provvedimento del MEF sull’abbassamento della soglia per gli investimenti in FIA (si veda altro articolo di BeBeez, ndr) è un tassello importante in questa direzione perchè permetterà l’accesso ai fondi alternativi riservati a una platea di privati molto più ampia”.
Hanno fatto eco a Cipolletta le parole del presidente della Cdp, Giovanni Gorno Tempini, che nel suo intervento ha sottolineato che “il ruolo di Cdp è centrato sullo sviluppo delle infrastrutture, tra gli argomenti centrali del PNRR. Avere infrastrutture efficienti per le telecomunicazioni è necessario per ridurre le diseguaglianze territoriali e creare le condizioni per una crescita più duratura”. E ha aggiunto: “Gli investimenti privati nella transizione ecologica sono ancora più importanti in questo 2022, che è caratterizzato da situazioni tragiche come il conflitto russo-ucraino. Bisogna essere preparati ad affrontare il tema dell’approvvigionamento energetico. È ancora più importante oggi essere attrezzati affinché le energie rinnovabili diventino sempre più rilevanti nella nostra vita economica, aziendale e di privati cittadini. ll PNRR è un’opportunità che è fondamentale utilizzare al meglio”.
Un tema, quello della sostituzione energetica ai fini del raggiungimento degli obiettivi di neutralità delle emissioni stabiliti per il 2055, ulteriormente approfondito da Gelsomina Vigliotti, vice presidente della BEI, la quale ha sottolineato che “quello appena trascorso è stato un decennio sprecato, e per raggiungere gli obiettivi con le energie rinnovabili occorre aumentare gli investimenti tra il 25 e il 50%”.
Sempre sul tema dell’approccio ESG è tornato anche Stefano Cervo, partner di Kpmg e responsabile private equity, che ha detto: “Il tema ESG è diventato a tutti gli effetti una leva di creazione di valore più che un obbligo di compliance, è portatore di un contributo positivo che va al di là della ricerca del rendimento” e questo vale a livello globale. Cervo ha anche ricordato che sempre a livello globale il 2021 “è stato un anno record per il private capital , che ha rappresentato il 43% dell’attività mondiale dell’m&a: oltre 21.300 transazioni (+60% rispetto al 2020), e investimenti per circa 1.900 miliardi di dollari (+91%), aumento della stazza media delle operazioni, concentratesi su tecnologia, healthcare e infrastrutture. Le exit hanno funzionato molto bene, sul secondario, le ipo, le Spac e gli acquisti da parte di investitori strategici” (si veda qui la presentazione di Cervo e qui altro articolo di BeBeez sui dati globali del private equity). E ha aggiunto Cervo: “è stata molto robusta nel 2021 anche la raccolta del private wealth. Negli Usa 13 veicoli hanno raggiunto 14,3 miliardi di dollari e ora alcuni fondi quotati puntano a 1.000 miliardi di dollari da investire da qui al 2026”. Non altrettanto bene tuttavia si è aperto il 2022. Il primo è infatti stato un trimestre a due velocità: +23% in termini di controvalore, -19% in volumi rispetto al I trimestre 2021, “ma ciò è strettamente legato all’incertezza innescata dalla guerra in Ucraina”.