Dopo più di tre anni, sI è chiusa la procedura di concordato preventivo per Officine Maccaferri, storico gruppo che offre soluzioni ingegneristiche per mitigare i rischi idrogeologici, lo sviluppo e la messa in sicurezza di infrastrutture di trasporto e ambiente urbano (si veda qui il comunicato stampa).
Lo ha stabilito con decreto del Giudice Delegato il Tribunale di Bologna, che è stato fra gli attori principali della vicenda, dal deposito della prima versione del piano, a maggio 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
In quel momento, “il ricorso al concordato era stato ritenuto la via più efficace per permettere a Officine Maccaferri di accedere a nuove risorse finanziarie, consentendo il rilancio di una società che in oltre 140 anni ha sempre dimostrato di essere solida e profittevole”, ha spiegato una nota diffusa ieri dalla società che ha specificato come “grazie all’aumento di capitale per complessivi 60 milioni di euro, interamente versato dai soci di OM Topco sarl, società partecipata da Ad-Hoc Group, (…) Officine Maccaferri ha potuto contare su una iniezione di finanza che le ha permesso di eseguire il piano concordatario in tempi record”.
Ricordiamo che nell’ottobre 2022 l’assemblea straordinaria dei soci aveva approvato ed eseguito, appunto, l’aumento di capitale da 60 milioni già citato, interamente versato dai fondi Carlyle Global Credit Investment Management, dall’hedge fund britannico Man GLG e dal newyorkese Stellex Capital Management, riuniti in Ad Hoc Group che, dal 2022, controllano il gruppo attraverso OM Topco sarl (si veda altro articolo di BeBeez). I tre fondi erano originariamente i principali sottoscrittori del bond da 190 milioni di euro cedola 5,75% a scadenza 2021 emesso nel 2014.
La conclusione positiva della procedura di concordato “conferma la solidità strutturale del business e delle performance di Officine Maccaferri”, continua la nota, che evidenzia come in questi anni la società abbia attuato con successo la propria strategia di sviluppo, aumentando strutturalmente la generazione di cassa anno dopo anno, registrando straordinari risultati economico finanziari.
Come già riferito lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez), Officine ha chiuso il 2022 con un fatturato di 665,7 milioni di euro, in aumento del 23,1% rispetto ai 540,5 milioni del 2021. L’aumento del valore della produzione è stato di 125 milioni di euro, pari al 23%, soprattutto grazie al consolidamento della leadership in tutti i mercati in cui la società opera è presente. Anche la redditività è cresciuta: l’anno scorso il gruppo ha generato un ebitda di oltre 80 milioni, rispetto ai 57,6 milioni del 2021, a fronte di poco meno di 529 milioni di ricavi netti (dai 389 milioni del 2020) e un debito finanziario netto di 184,4 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
“Con la decisione del Tribunale di Bologna, possiamo dire con orgoglio che abbiamo chiuso in tempi record un percorso complesso, ma che non ha mai visto venir meno la determinazione di tutti e il sostegno degli azionisti, che hanno creduto fin dall’inizio nel nostro processo di turnaround”, ha dichiarato Sergio Iasi, presidente del gruppo. “Possiamo affermare di aver mantenuto la promessa che avevamo fatto al mercato: Maccaferri ha riconquistato la posizione di leader internazionale che gli spetta, grazie a un focus su soluzioni innovative che generano valore nel tempo dal punto di vista economico, sociale e ambientale”.
“Officine Maccaferri è sinonimo di eccellenza e la decisione odierna rappresenta un ulteriore tassello verso il brillante cammino che abbiamo stabilito per l’azienda”, ha aggiunto Lapo Vivarelli Colonna, ceo. “La chiusura della procedura di concordato è un ulteriore conferma della solidità del nostro piano di sviluppo e degli ottimi risultati raggiunti, che ci permetteranno di continuare a perseguire i nostri ambiziosi obiettivi di crescita su scala globale”.
Che cosa aspettarsi nei prossimi mesi? La società li “affronterà con un nuovo piano industriale che le consentirà di concentrarsi sul percorso di consolidamento della propria posizione”. Il gruppo, oggi, conta oltre 20 stabilimenti in quattro diversi continenti e una presenza commerciale in più di 130 paesi, l’obiettivo per i prossimi 3-5 anni è di rafforzare la penetrazione nei mercati in cui opera e di espandersi verso nuovi ed emergenti, sostenendone lo sviluppo infrastrutturale.
Vivarelli, in un’intervista a Repubblica a fine gennaio, era stato più esplicito e aveva anticipato: “Chiusa l’omologa del concordato ci concentriamo sul nostro piano di crescita, che tra 2025 e 2027 dovrebbe portarci a superare il miliardo di ricavi. Ci arriveremo sia con crescita organica che con acquisizioni, perché l’azienda è molto ben posizionata per crescere più rapidamente del mercato e diventare aggregatore. Vogliamo consolidare la nostra posizione in Europa, crescere in Asia e Oceania ed entrare meglio in un mercato consolidato come il Nord America, continuando a investire nell’innovazione con un occhio attento alla sostenibilità”.
E per quanto riguarda le voci relative alla vendita? La chiusura della procedura di concordato preventivo potrebbe rivelarsi un elemento importante per sciogliere i nodi relativi al possibile acquisto della società da parte di soggetti terzi. Nei mesi scorsi erano circolate diverse voci secondo cui tre fondi statunitensi sarebbero stati interessati all’acquisto (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo avevano rivelato a BeBeez fonti vicine all’operazione, dopo le indiscrezioni riportate da Reorg e riprese dal Sole 24 Ore, secondo cui i componenti di Ad Hoc Group avrebbero assunto Lazard come advisor finanziario e DLA Piper e Latham Watkins come advisor legali per valutare opzioni di m&a ed eventualmente di vendita.
Ricordiamo che l’Ad Hoc Group si era aggiudicato il 100% del capitale sociale di Officine Maccaferri a seguito dell’asta indetta dal Tribunale a inizio dicembre 2020, e si era impegnato a ricapitalizzare il gruppo al momento dell’ottenimento dell’omologa con le risorse necessarie a dare atto al piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). Ma alla fine dello stesso dicembre 2020 il Tribunale aveva bocciato per la seconda volta il piano di AHG per Officine Maccaferri. Infatti nel maggio 2020 l’azienda aveva depositato presso il Tribunale di Bologna una prima richiesta di concordato preventivo con riserva, dopo aver sottoscritto un accordo quadro di ristrutturazione con gli investitori di Ad Hoc Group (si veda altro articolo di BeBeez). Questi ultimi avevano presentato un primo piano di ristrutturazione di Officine Maccaferri che prevedeva l’erogazione di nuova finanza pre deducibile per 60 milioni da parte del fondo e dei e suoi co investitori a favore della società che però non era piaciuto al Tribunale di Bologna, che aveva chiesto così delle modifiche (si veda altro articolo di BeBeez). Nemmeno la seconda versione del piano aveva incontrato il gradimento dei giudici bolognesi, che avevano contestato il prestito ponte da 40 milioni che avrebbe dovuto garantire la continuità aziendale di Officine Maccaferri. Il tribunale aveva infatti sottolineato una serie di costi occulti, la presenza di contratti collaterali con rimandi al diritto inglese, garanzie su altre società del Gruppo che non potevano essere concesse, potenziali conflitti di interesse che avrebbero danneggiato gli altri creditori (si veda altro articolo di BeBeez). Nel luglio 2021 Officine Maccaferri aveva quindi depositato un’ultima nuova versione del piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez), che finalmente aveva incontrato il benestare del Tribunale, che quindi nell’ottobre dello stesso anno aveva ammesso il gruppo al concordato preventivo.