Dopo due anni di attività Excellis, holding torinese nata a dicembre 2021 con l’obiettivo di investire in quote di minoranza di startup estere fondate da brillanti ricercatori italiani (si veda altro articolo di BeBeez), annuncia la chiusura del suo secondo aumento di capitale, che ha visto l’entrata di nuovi soci oltre a un ulteriore contributo da parte di quelli attuali.
Ricordiamo che Excellis è un’iniziativa nata da un’intuizione di Loris Lanzellotti e Alberto Emprin, due ingegneri nonché investitori di lungo corso attraverso le rispettive holding Boost Heroes e 3LB Seed Capital. Nella lunga lista di investimenti fatti in startup tecnologiche ricordiamo per esempio quelli in D-Orbit (si veda altro articolo di BeBeez), Electra Vehices (si veda altro articolo di BeBeez), e NewCleo (si veda altro articolo di BeBeez).
Excellis ha effettuato a oggi 10 operazioni di investimento e conta di proseguire, anche grazie alle risorse raccolte con questo aumento di capitale, con l’obiettivo di completare il proprio portafoglio nel primo semestre del 2024.
Ricordiamo che la holding a giugno 2022 aveva annunciato il closing dei suoi primi due investimenti, quelli in Zaphiro Tecnologies SA e Synthara AG (si veda altro articolo di BeBeez).
La peculiarità della società guidata da Emprin e Lanzellotti è quella di investire esclusivamente in startup internazionali fondate da ricercatori italiani a partire dai laboratori delle principali università tecnologiche europee e americane e che operano nei settori di climate, health e industrial technologies.
“Abbiamo fatto una ricerca molto approfondita tra le startup fondate dai ricercatori italiani all’estero. Uno sforzo non banale che ci ha portato a costruire un dealflow di centinaia di opportunità di investimento, tra le quali abbiamo selezionato le nostre partecipate”, spiega a BeBeez Lanzellotti. “Investiamo innanzitutto nelle persone, elemento essenziale quando si considera che la maggior parte delle tecnologie sviluppate dalle startup in target sono già di per sé un’eccellenza, dal momento che nascono in contesti estremamente competitivi, capaci di attirare i migliori ricercatori da tutto il mondo e una platea di fondi di venture capital specializzati sui rispettivi verticali tecnologici”, aggiunge Emprin.
Sta di fatto che nel loro insieme le startup del portafoglio di Excellis, pur essendo in una fase di early stage, hanno raccolto negli ultimi 18 mesi quasi 50 milioni di euro in capitale di rischio da investitori di prestigio, sia corporate venture capital come ABB e Presidio Ventures (Sumitomo), sia fondi di venture capital specializzati in deep tech come Lower Carbon Capital, Imec Xpand, IQ Capital e High-Tech Grunderfonds e altri grandi investitori internazionali. A questa raccolta sono da aggiungere altri 30 milioni di euro di grant nazionali, europei e internazionali vinti dalle startup partecipate nello stesso periodo.
“In effetti molte delle nostre partecipate, oltre ad avere come investitori fondi internazionali capaci di far scalare le società dei rispettivi portafogli, hanno ottenuto anche dopo il nostro investimento il supporto di ulteriori capitali pubblici sotto forma di grant non diluitivi dello stesso ordine di grandezza degli investimenti in capitale di rischio”, continua Lanzellotti.
Delle società in portafoglio, un esempio è nel settore climate Renaissance Fusion, realtà co-fondata e guidata da Francesco Volpe, fisico laureatosi all’Università La Sapienza di Roma, già ricercatore al Max Plank Institute e docente alla Columbia University di New York, che attorno alla sua azienda, strategicamente insediata a Grenoble in Francia, ha attirato i capitali americani di Lower Carbon Capital, il primo fondo di VC al mondo dedicato esclusivamente alla fusione nucleare. Renaissance ha anche ottenuto recentemente una parte importante dei fondi pubblici che lo stato francese ha reso disponibile attraverso lo strumento “Réacteurs nucléaires innovants”. E ancora Greenjets, forse l’investimento più industriale di Excellis, dove Guido Monterzino, ingegnere del Politecnico di Torino con un PhD alla Cranfield University (riferimento in UK nel settore aeronautico e unica università a possedere un proprio aeroporto), ha co-fondato dopo alcune esperienze nel settore una startup che sviluppa innovativi propulsori full-electric nel campo della mobilità aerea, dai droni agli E-VTOL (veicoli elettrici a decollo e atterraggio verticale), raccogliendo capitali non solo da investitori locali, ma anche indiani ed americani. Greenjets conta già importanti clienti dall’Asia alla Germania e agli Stati Uniti, e partecipa a un programma governativo del valore di 4 milioni di sterline. A seguire Matteo Cornaglia, anche lui laureato al Politecnico di Torino, dopo aver fatto esperienza di ricerca tra la Svezia gli Stati Uniti, ha conseguito il suo dottorato di ricerca presso il Politecnico Federale di Losanna (EPFL) e da qui ha fatto partire la sua impresa, Nagi Bioscience, con l’obiettivo di permettere di ridurre e in futuro eliminare totalmente la necessità di test clinici sugli animali. Anche per lui investimenti importanti, guidati da Imec Xpand, uno dei più grandi fondi europei dedicati al deep tech.
Ma perché la scelta di non investire in Italia? “Purtroppo i numeri parlano chiaro in termini di creazione di valore quando andiamo ad esaminare quello creato dagli spin off delle principali università tecnologiche europee rispetto all’Italia, anche senza considerare le inarrivabili università americane”, ammette Lanzellotti.
Un recentissimo report sullo stato del deep tech europeo pubblicato da Dealroom.co indica infatti che il valore delle startup provenienti da spinout di università inglesi è superiore di circa 13 volte rispetto a quello delle università italiane. E anche quelle tedesche e svizzere valgono ciascuna sei volte e mezzo quelle del nostro paese. Non è un caso che Excellis abbia investito in diversi spinoff provenienti da quelle che, sempre secondo i dati del report, sono 4 tra le prime 6 università europee in termini di creazione di valore da trasferimento tecnologico, con prevalenza proprio su UK e Svizzera e rispettivamente in questo ordine: ETH Zurigo (Svizzera), Università di Cambridge (UK), EPFL Losanna (Svizzera) e Imperial College London (UK).
Quanto al crollo degli investimenti in VC registrato nel periodo 2022-2023, Emprin dichiara: “Ha avuto un impatto solo marginale sul settore deep tech. Certo le valutazioni di molte startup late stage si sono ridimensionate e i tempi necessari per trovare un adeguato lead investor si sono allungati ma nel nostro segmento il valore delle startup si costruisce passo dopo passo, si basa su solidi asset in termini di capitale umano, proprietà intellettuale e relazioni industriali con partner tecnologici e clienti che non sono sensibili alle dinamiche di breve termine dei mercati.”.
Il riferimento va alle aziende che sfruttano nuove tecnologie abilitanti per creare valore in settori considerati strategici. Passando dall’intelligenza artificiale ai microprocessori e alle tecnologie quantistiche, dalla digitalizzazione dei processi biologici alla fisica applicata allo sviluppo di nuove fonti di energia, tutte le startup considerate da Excellis fanno leva su tecnologie di frontiera per avere un impatto significativo sul mondo di domani, ed è quindi naturale ricevano costantemente un’attenzione tanto dei mercati privati che di quelli pubblici.
Conclude Lanzellotti: “Abbiamo costruito rapidamente, ma con metodo, un portafoglio interessante, che comprende aziende ben differenziate per settore, profilo di rischio e tempi attesi per arrivare sul mercato. In alcuni casi, come per la già citata Greenjets, oppure ToffeeAM (piattaforma SaaS che attraverso l’intelligenza artificiale generativa permette di creare componenti meccanici iper-ottimizzati) o ancora Zaphiro (piattaforma hardware e software che permette il monitoraggio in tempo reale delle reti di distribuzione elettrica a media tensione a livello urbano), parliamo di aziende che sono a tutti gli effetti già sul mercato. In altri casi, come per esempio quello della sopra menzionata Renaissance Fusion o di Synthara (che a Zurigo sviluppa una innovativa architettura di microchip che permettono di portare facilmente l’intelligenza artificiale anche a bordo dei più piccoli dispositivi che si possano immaginare) si parla di tempi più lunghi per arrivare a mercato, ma con una elevata probabilità di diventare target di potenziali acquisizioni in tempi relativamente brevi”.