Unicredit sta trattando in via esclusiva per affidare la gestione del suo portafoglio di crediti deteriorati a Prelios, presieduto da Fabrizio Palenzona e leader in Italia nella gestione di asset alternativi, nel servicing e nei servizi immobiliari specializzati. Lo scrive Il Sole 24 Ore, precisando che la decisione finale verrà presa tra fine marzo e fine aprile. Data ultima confermata anche da fonti contattate da BeBeez.
Sulla struttura dell’operazione non ci sono altri dettagli, ma evidentemente è allo studio una riorganizzazione della situazione attuale, che vede da un lato già Prelios che è gestore dei crediti UTP verso imprese di Unicredit, in base a un accordo siglato nel giugno 2022 e a scadenza 2028 (si veda altro articolo di BeBeez); e che dall’altro vede il servicer Dovalue come gestore esclusivo delle sofferenze di Unicredit, in virtù di un accordo che scadrà nel 2025. Quell’accordo era stato siglato dieci anni prima in occasione della cessione a Fortress dell’allora Uccmb, la piattaforma di gestione di crediti deteriorati di Unicredit, poi ribattezzata doBank e successivamente quotata a Piazza Affari e rinominata appunto doValue. Nei mesi scorsi si erano diffuse voci sul mercato a proposito di una possibile suddivisione della gestione delle sofferenze tra doValue e Prelios. A favore di Prelios nella trattativa c’è il fatto che il suo presidente, Palenzona, è anche il numero uno di Fondazione CRT, azionista storico di piazza Gae Aulenti con il 2% del capitale.
Unicredit ha chiuso il 2023 con 11,7 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi in portafoglio, di cui il 75% rappresentati da UTP e crediti scaduti, in calo dai 12,5 miliardi di NPE che ancora erano sui libri del gruppo bancario a fine 2022, con un NPE lordo stabile al 2,7% e un NPE netto a sua volta stabile all’1,4% (si vedano qui il comunicato stampa sui conti 2023 e qui la presentazione agli analisti).
Intanto, a proposito di Prelios, ricordiamo che il gruppo è destinato a finire nelle braccia di ION Investments, fornitore tecnologico globale del fintech, fondato più di 20 anni fa dall’imprenditore italiano Andrea Pignataro, dopo l’accordo raggiunto lo scorso agosto con fondo americano Davidson Kempner Capital Management, sinora azionista di riferimento di Prelios (si veda altro articolo di BeBeez). Questo accadrà a meno di stop da parte del governo italiano, tuttora impegnato nell’analisi del dossier in tema di Golden Power.
Secondo quanto riferito da Bloomberg nelle scorse settimane, infatti, il via libera all’operazione non sarebbe scontato. A preoccupare il governo sarebbe il tema del debito che ION andrà a contrarre per finanziare l’acquisizione che come noto vale 1,35 miliardi di euro e che comporterà, come è prassi, che le azioni di Prelios vengano date in pegno alle banche e agli eventuali obbligazionisti, così come peraltro è già stato fatto da ION in occasione delle acquisizioni di Cerved e Cedacri, altre due operazioni del valore complessivo, rispettivamente, di 2,55 miliardi e 1,5 miliardi. Secondo quanto riferisce Bloomberg, l’operazione sarebbe in un impasse, dato che il governo vuole accertarsi del livello di debito complessivo che graverà sulle spalle di Prelios dopo l’acquisizione e quindi richiede che venga presentata una nuova richiesta di via libera alle autorità responsabili del Golden Power, ma le banche che si sono impegnate a finanziare il deal possono procedere con l’erogazione dei capitali soltanto quando il governo darà il suo via libera al deal. Da qui lo stallo.