Al via lo spinoff di una parte delle rete italiana di consulenti finanziari di Azimut che confluirà in una nuova banca digitale guidata dall’ad Paolo Martini con l’obiettivo di quotarla entro 6-9 mesi. Il gruppo di gestione del risparmio, in occasione della riunione annuale che coinvolge 2000 aderenti al patto di sindacato di Azimut Holding, ha tratteggiato le linee guida di un nuovo progetto per la creazione di una nuova fintech bank che andrà sottoposto alle autorizzazioni delle autorità di vigilanza (si veda qui il comunicato stampa).
La nuova realtà, indipendente dal gruppo Azimut, potrà includere nell’azionariato anche partner bancari/finanziari e avrà all’avvio almeno 20 miliardi di masse in gestione a cui fanno riferimento circa 1000 consulenti finanziari. In 5 anni verrà assegnato il 10% del capitale sociale (2% all’anno) della nuova banca ai consulenti finanziari già in struttura e a quelli che entreranno nella nuova realtà dal mercato, “andando a ricostruire il modello fondato sulla partnership e sulla partecipazione dei consulenti finanziari all’azionariato che ha caratterizzato Azimut nei suoi 34 anni di storia”, spiega il gruppo durante una conferenza stampa che si è tenuta ieri a Milano.
Azimut Holding non dovrebbe risentire del distacco, poiché manterrà un contratto ventennale sulla quota di ricavi prodotti dalle masse esistenti all’atto del conferimento, e si avvarrà dei servizi bancari del nuovo istituto, con nome ancora da definire. Si sa che la nuova realtà avrà un “imprinting fortemente tecnologico al servizio dei consulenti finanziari mettendo a disposizione dei propri clienti una delle più moderne piattaforme digitali, valorizzerà le expertise del management nella gestione di reti di consulenti finanziari, della piattaforma di prodotti di public e private market gestiti dal Global Team di Azimut e del modello di Multi Family Office dedicato alla clientela di fascia alta”.
La nuova fintech bank avrà una partecipazione nel capitale di Azimut Marketplace, la piattaforma digitale di servizi alle pmi che in poco più di 2 anni ha già raggiunto 11.500 clienti aziende supportandole nella loro crescita (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre “sono in fase di studio due nuove iniziative relative al lancio di una rete distributiva di consulenti finanziari in Spagna e una partnership con un importante family office in Italia focalizzato sulla clientela Ultra High Net Worth”, si legge ancora nella nota di Azimut.
Il fondatore e patron di Azimut, Pietro Giuliani, ha spiegato le motivazioni di questa decisione. “Nell’ultimo anno le nostre rivali a matrice bancaria hanno rafforzato i loro utili rispetto a noi, soprattutto investendo la liquidità dei loro clienti. Il settore ha una liquidità media del 23%, noi solo il 2%”. Con una licenza bancaria, lo spin off di Azimut stima di raccogliere tra 7,5 e 10 miliardi di liquidità, e realizzare “solo nel primo anno 160 milioni di utile netto”, ha aggiunto Giuliani. Al multiplo delle banche-gestori, pari a 12-14 volte gli utili, ne esce una valutazione di “1,8-2,2 miliardi di euro”, che andranno agli azionisti di Azimut. Ha continuato ancora il manager: “puntiamo a un forte reclutamento nei prossimi anni (500 nuovi ingressi nella banca nascente) anche grazie al meccanismo di distribuzione del 2% del capitale annuo nei primi cinque anni”.
L’operazione, insomma, prevede di cedere azioni per far entrare un partner bancario. Giuliani ha detto ancora: “oggi valiamo 3,2 miliardi per cui, se dovessero arrivare ai nostri azionisti 1,8 miliardi, significherebbe un aumento di quasi il 50% del valore delle nostre azioni”. Dal punto di vista del conto economico,
l’obiettivo è di “raggiungere 160 milioni di utile netto il primo anno di attività”.
Le voci che girano parlano di contatti già avviati con operatori bancari, pronti a investire nella nuova realtà, per garantirsi la gestione delle sue masse di risparmio, e una rete professionale ben avviata. “Abbiamo contatti con le banche e ne abbiamo avuti, c’è molto interesse. Se ci sono istituti bancari che arrivano con una offerta seria, facciamo la banca con loro. A essere creativi si può farla con due, una piccola e una grande. Se non arrivano, facciamo da soli: vogliamo essere veloci”, ha detto Giuliani ai giornalisti. “Noi di Azimut Holding staremo sotto il 10%, per evitare di ricadere nella regolazione bancaria. Altrimenti in caso stand-alone vendiamo tutto al mercato e stiamo fuori”, ha precisato. A chi chiedeva se la banca investitrice sarà UniCredit, che ha recenti accordi di distribuzione sulle sue filiali dei prodotti di risparmio di Azimut, Giuliani ha risposto: “No comment, andate a chiedere ad Andrea Orcel, se ha voglia vi risponderà”.
Tornando ad Azimut Holding, questa rimane indipendente e quotata in borsa, con Timone Fiduciaria che mantiene il ruolo di azionista di riferimento. Azimut Holding, che dunque continuerà ad operare senza una licenza bancaria, proseguirà la sua strategia di crescita secondo l’attuale modello di business del gruppo che comprende le attività di distribuzione in Italia (con circa 850 consulenti finanziari), l’intera piattaforma globale di asset management (mercati pubblici e privati), la partnership con UniCredit, il perimetro internazionale e tutte le altre attività di Fintech e Corporate Investment Banking. Azimut Holding presenterà nei prossimi mesi il nuovo piano strategico 2025-2029 che rimarrà ispirato alla crescita dei ricavi, efficienza operativa ed ulteriore creazione di valore per gli azionisti.
Giuliani ha poi spiegato che in occasione dei 20 anni dalla quotazione di Azimut Holding “siamo onorati di occupare il terzo posto come creazione di valore tra tutti i titoli dell’indice Ftse Mib. Un azionista che avesse investito all’atto della quotazione nella nostra società avrebbe visto il suo investimento moltiplicarsi per circa 15 volte. I consulenti finanziari che avevano oltre 100.000 euro investiti in azioni alla quotazione, oggi hanno circa 1,5 milioni di euro”. La cessione al mercato di una parte della rete in Italia tramite spinoff in una Fintech Bank, consentirà agli “azionisti di Azimut Holding di accrescere il valore delle proprie azioni grazie alla generazione di utili legati al margine di interesse ad oggi non ricompresi nel perimetro della società”.
Ricordiamo che Azimut ha chiuso i conti del 2023 con un utile netto di 454 milioni di euro (in crescita annua del 13% e leggermente sopra le attese degli analisti) alzando il dividendo di 10 centesimi per azione, a 1,40 euro. Il che implica un dividend yield del 5,1%. Guardando alle altre voci di bilancio, il 2023 è stato chiuso con ricavi totali a 1,3 miliardi e commissione di gestione ricorrenti a 1,14 miliardi. Mentre la raccolta ha raggiunto quota 6,9 miliardi, di cui quasi la metà (3,2 miliardi) provenienti dal risparmio gestito. A fine anno la società di gestione aveva masse prossime ai 91 miliardi, di cui il 47% proveniente dai mercati internazionali. Sulla base dei risultati raggiunti il gruppo ha confermato gli obiettivi per il 2024 stimando, in condizioni normali di mercato, un utile netto di 500 milioni, una raccolta netta totale sopra i 7 miliardi anche grazie alle partnership, e 15% di masse gestite in mercati privati dal 13,3% attuale. Il titolo ieri ha chiuso con un rialzo impercettibile, a 25,18 euro con un +0,20%.