Mancano poche settimane al probabile ok dell’Assemblea degli azionisti di doValue, chiamati il prossimo 11 settembre a deliberare sull’acquisto di Gardant da alcuni fondi di Elliott in cambio di una quota del 20% (più una parte in cash) dello stesso leader italiano dei credit servicer (si veda altro articolo di BeBeez) in un’operazione che valuta 350 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez) il servicer nato nel 2021 da una costola del Credito Fondiario (oggi Banca CF+).
Tuttavia si tratta solo dell’ultimo episodio di una stagione di aggregazioni che si sta intensificando, come evidenzia l’ultima edizione del Rapporto di PWC sul mercato italiano degli npl, Navigating Tranquility. Un titolo che, sebbene suoni rassicurante, in realtà descrive un panorama di operatori costretti a navigare in bonaccia. Proprio per questo il report di PWC sottolinea la crescente spinta al consolidamento tra gli operatori.
Infatti, essendosi sostanzialmente esaurita l’ondata di crediti distressed immessi dalle banche sul mercato nella seconda metà dello scorso decennio, soprattutto quella di sofferenze garantite da beni immobili, i flussi di nuove NPE si sono molto ridotti, mentre sul mercato resta da gestire la parte più complessa, ovvero i portafogli di crediti non garantiti, spesso composti da piccole esposizioni (cosiddette granulari) legate al credito al consumo, oppure gli UTP, che essendo esposizioni nei confronti di imprese ancora in vita, non solo sono più costosi delle sofferenze all’acquisto, ma richiedono anche la gestione di rapporti di finanziamento e di pagamento. Non a caso è alquanto difficile che siano transati portafogli di Utp. Nella maggior parte dei casi si tratta di esposizioni single name per le quali occorre fare un’accurata analisi costi/benefici. E poi ci sono le cosiddette “code”, cioè quanto rimane di un portafoglio dopo che sono state recuperate o cedute le posizioni più facili da gestire.
Tutto questo richiede specializzazione, tecnologia e non da ultimo diversificazione. Sono i tre fattori che stanno guidando questo processo. Infatti le operazioni in atto, compreso l’acquisto di Prelios da parte del gruppo fintech ION Investments, concluso solo poche settimane fa dopo un lungo iter autorizzativo (si veda altro articolo di BeBeez) non sono tanto guidate dalla crescita dei volumi in gestione e quindi di economie di scala.
Dopotutto, il valore nominale degli asset gestiti da Gardant non supera il 16% di quelli gestiti da doValue. Non una percentuale insignificante, ma che difficilmente giustificherebbe da sola negoziazioni lunghe quasi un anno. In realtà Gardant risponde molto bene alla strategia di diversificazione adottata del servicer guidato da Manuela Franchi, che punta ad aumentare il peso nella gestione dei crediti Stage 2, una fascia di mercato che si sta ampliando, anche per il venir meno della rete di garanzie statali post-Covid. Ma poiché gli Stage 2 sono posizioni formalmente ancora in bonis, è molto difficile operarvi senza stabilire partnership con degli istituti bancari. Cosa che ha fatto Gardant, alleandosi nell’agosto del 2022 con BPER ((si veda altro articolo di BeBeez). anche se l’accordo prevede l’impegno di Gardant sugli UTP e Npl della banca modenese, il servicer guidato da Mirko Briozzo ne è comunque il partner di riferimento.
E’ lo stesso motivo che ha indotto Cherry Bank, la banca challenger fondata da Giovanni Bossi nel 2023 attraverso la fusione a fine 2023 con Banca Popolare Valconca (si veda altro articolo di BeBeez), ad acquisire lo scorso aprile il 9,6% della Banca di Macerata, divenendone primo azionista (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma gestire gli Stage 2 richiede un grosso sforzo tecnologico in termini di capacità previsive su grandi masse di dati, dove si fa crescente impiego di intelligenza artificiale. E anche qui Gardant si era mossa per tempo, creando addirittura una divisione apposita, Data Gardant, che ha stretto una serie di accorti con altrettante società hi-tech attive proprio in questo campo, come Cardo AI (si veda altro articolo di BeBeez) a inizio 2023, e pochi mesi dopo, a giugno, quella con OutSystems, che si prefigge di potenziare ulteriormente lo sviluppo di applicativi di utilizzo interno al gruppo Gardant (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo sviluppo di tecnologie di gestione di Npe spiega anche l’acquisto da parte del gruppo informatico Sesa del 51% di Centotrenta i Npl, Servicing, player di riferimento nella gestione dei flussi legati alle cartolarizzazioni di Npl e Utp (si veda altro articolo di BeBeez)
Parimenti l’acquisto di Prelios da parte di ION Investments è mosso soprattutto dal desiderio di quest’ultima di controllare grandi quantità di dati anche su aziende ancora in vita (il gruppo guidato da Riccardo Serrini è il principale servicer italiano di UTP), come del resto già fatto con il gruppo Cerved, (si veda altro articolo di BeBeez) acquisita dalla holding di Andrea Pignataro tramite un’opa a Piazza Affari nel 2021, nonché con Cedacri, software house di un gruppo di banche, rilevata nello stesso anno (si veda altro articolo di BeBeez).
Senza dimenticare la grande massa di dati relativi al mercato immobiliare racchiusi in 40 fondi immobiliari e 4 sicaf sempre legate al real estate (ricordiamo che Prelios è la ex Pirelli Real Estate).
Ci sono infine operazioni finalizzate a ottenere un’integrazione verticale dei servizi lungo l’intero ciclo dei crediti deteriorati, fino alla fase giudiziale. Era quest’ultima che mancava al servicer indipendente A-Zeta, che così ha deciso di rilevare, a fine 2023, il team di avvocati di Officine CST, società guidata da Paolo Gesa e specializzata nella gestione di crediti in bonis e deteriorati soprattutto verso la pubblica amministrazione, controllato dal fondo Usa Cerberus Capital Management (si veda altro articolo di BeBeez).