
Il Signore entrò nella tintoria di Levi, prese settantadue colori, li gettò nel calderone e li ritrasse tutti bianchi e disse:
“Il Figlio dell’uomo è giunto invero come un tintore”.
Vangelo di Filippo
Nel Parco della Villa Medicea dell’Ambrogiana di Montelupo Fiorentino, nel Museo Archeologico di Montelupo, a due passi da Firenze, è stato presentato il progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione, 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (MIC), Settantadue nomi – Italian Garden, opera site-specific dell’artista Marco Bagnoli con cui il Museo della Ceramica di Montelupo, ha vinto

l’edizione 2020 del bando internazionale promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per sostenere, promuovere e valorizzare l’arte contemporanea italiana nel nostro paese e nel mondo. L’opera che ha una parte fisica e un video legato alla dimensione concettuale della visione dell’artista è per la cittadina di 14mila 300 abitanti importante perché porta un’opera di una personalità di respiro internazionale in loco; inoltre avendo coinvolto i ceramisti locali nella realizzazione dell’opera promuove un’attività artigianale rappresentativa del territorio; e valorizza il contesto grazie anche alla scelta della villa medicea dell’Ambrogiana come sfondo, che dispone già delle risorse per il recupero e la valorizzazione della destinazione museale prevista. La presentazione è avvenuta nell’ambito della manifestazione in atto fino a domenica 22 maggio “Buongiorno Ceramica”, organizzata a livello nazionale dall’Associazione Italia Città Ceramica che coinvolge 45 realtà.
L’opera di Marco Bagnoli ha un’origine lontana dato che sorge nell’immaginario dell’artista nel 2010, dopo un viaggio in Iran e passa attraverso alcuni gradi di trasformazione. Se infatti nella prima creazione, pensata per il giardino del Padiglione Italiano di Auroville – città indiana nata dalla visione del filosofo e mistico Sri Aurobindo- sono le piante a circondare una fontana che sta al centro, nella sua evoluzione pensata per il giardino ad Isfahān, in Persia, già i vasi sostituiscono le piante.
Pur cambiando nel suo aspetto formale, l’opera si fonda sempre sul quinconce: gruppo di cinque unità, di cui quattro sono vertici di un quadrato e la quinta è il suo centro. Da questa disposizione armonica – spesso utilizzata da Bagnoli – a Montelupo nasce un giardino originario: rappresentazione simbolica della terra nel momento della

sua creazione; sospensione in un luogo in cui le cose ancora non emanano alcuna ombra e ci sono restituite in tutta la loro purezza.
Settantadue nomi – Italian Garden è costituita appunto da 72 vasi in ceramica smaltata blu, verde e rame a terzo fuoco; il centro del quinconce – che rimane solo apparentemente vuoto – ospita la forma ideale di un vaso asimmetrico che nella sua rotazione dà origine ai 72 profili dei vasi torniti, posti a quinconce nel giardino. L’opera ha inoltre una componente sonora fondamentale che trasforma il vaso in Sonovasoro – – anagramma di vaso sonoro – opera archetipica di Bagnoli esposta per la prima volta a Valencia nel 2000: quasi una voce che emana dai vasi stessi e che intona le parole del poeta persiano Rumi: “Ed io chiesi: ‘Che cosa fare del mio cuore?’. Lui disse: ‘Dimmi che cosa contiene. Ed io risposi: ‘Dolore e amarezza’. Lui mi disse: ‘Tienilo così com’è. La ferita è il punto da dove la Luce entrerà in te’.”
Durante il complesso processo artistico di realizzazione dell’opera avvenuto nella fornace, nell’Atelier Marco Bagnoli e infine nel parco della villa Villa Medicea dell’Ambrogiana – è stato prodotto un video d’arte a cura di Ela Bialkowska e Giulia Lenzi, con la coreografia di Catherine Galasso, girato con la partecipazione attiva degli artigiani che hanno realizzato l’installazione e che è parte integrante dell’opera stessa; contribuendo anzi a renderla Opera Scenica, altro tema fondante e caro al Maestro Bagnoli, proiettato tra l’altro in occasione dell’inaugurazione sul muro di cinta della Villa Medicea dell’Ambrogiana e che sarà presentato nelle conferenze nei musei partner del progetto, rispettivamente il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato il 29 giugno, il Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino, in particolare Il 15 luglio alla Fornace del Museo di Montelupo, e Magazzino Italian Art a Cold Spring (NY) il 18 agosto prossimo, e in altre sedi prestigiose, comprese le città della rete AICC (Associazione Italiana delle Città della Ceramica).
Settantadue nomi – Italian Garden è corredato da un catalogo edito da Fondazione Museo Montelupo a cura di Giuliano Serafini e contenente anche un testo critico di Pier Luigi Tazzi, che prima della sua scomparsa tanto entusiasmo ha infuso in questo progetto.
La collocazione dell’opera nel parco della Villa Medicea dell’Ambrogiana, contribuisce ad arricchire il percorso urbano di arte contemporanea, progetto avviato con Materia Prima, prodotto dalla Fondazione, e inaugurato a partire dal 2016 con la partecipazione di Ugo La Pietra, Loris Cecchini, Hidetoshi Nagasawa, Fabrizio Plessi, Lucio Perone, Gianni Asdrubali, Bertozzi & Casoni, e che, con le successive edizioni, ha goduto del contributo di lavori di Andrea Salvatori, Mario Trimarchi, Antonio Aricò, Luce Raggi.
L’opera è destinata alle collezioni del Museo della Ceramica della cittadina, istituzione culturale che, affiancata dalla Fondazione Museo Montelupo, promuove l’utilizzo del materiale ceramico nella produzione di opere d’arte contemporanea anche attraverso residenze d’artista.
Oltre alla ceramica va citata nell’opera di Marco Bagnoli anche la presenza del vetro, altro materiale significativo nella produzione manifatturiera del territorio.
a cura di Ilaria Guidantoni