di Stefania Peveraro
direttore di BeBeez
founder di EdiBeez srl
Cari lettori,
mentre continua la gelata dell’m&a a livello globale (si veda qui la mappa in tempo reale di WSJ Moneybeat), Italia compresa, gli operatori di private capital continuano a raccogliere interesse da parte degli investitori privati, seppure certo non stiamo parlando di retail, ma di professionali o HNWI. I quali a loro volta guardano agli investimenti alternativi alla ricerca di rendimenti più elevati di quelli offerti dai mercati tradizionali. Abbiamo ampiamente descritto il fenomeno nello scorso numero di BeBeez Magazine, ma negli ultimi giorni sono arrivate altre due notizie molto interessanti su questo fronte proprio in Italia. Da un lato, l’accordo siglato tra Mediobanca Private Banking e Apollo Global Management per la distribuzione in Italia di prodotti di private capital semi-liquidi (si veda altro articolo di BeBeez), sulla falsariga di un analogo accordo siglato nelle scorse settimane tra Blackstone Credit e Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez). Dall’altro lato si è chiusa in un solo mese e al di sopra dell’obiettivo dei 100 milioni la raccolta di IPO Club 2, il secondo veicolo della serie IPO Club promosso da Azimut ed Electa Venture per investire in pmi da accompagnare in Borsa attraverso Spac o formule simili alle Spac, come pre-booking companies o strutture anche più evolute (si veda altro articolo di BeBeez). Anche in questo caso una mano importante alla raccolta l’ha data proprio la rete di Azimut, che ha collocato il prodotto presso i propri clienti, forte di un rendimento lordo per il primo veicolo tra il 2018 e il 2022 di 3 volte il capitale investito.
Insomma, tra i privati c’è tanta voglia di investire in economia reale. Detto questo, è importante che i capitali raccolti vengano messi al lavoro in maniera adeguata per non disattendere le aspettative. Ma in questa prima parte dell’anno, si diceva, l’attività di m&a è rimasta al palo, sempre per i noti motivi e cioè inflazione, tassi di interesse in crescita, guerre e così via. L’Italia non ha fatto eccezione sui mega deal, che in questi mesi sono mancati, come evidenziato dall’ultimo report di KPMG (si veda altro articolo di BeBeez), sebbene qualche operazione di grande dimensione si sia vista, mentre l’attività sulle pmi è continuata, soprattutto in ottica di add-on, cioé di costruzione di poli di settore, così come già approfondito sul numero di BeBeez Magazine pubblicato lo scorso 10 giugno. Lo stesso concetto vale per le operazioni di venture capital. Non si sono certo visti i mega round dello scorso anno e quindi la raccolta delle startup e scaleup di matrice italiana è rimasta sotto i 600 milioni di euro nei primi 6 mesi dell’anno, come emerge dal nuovo Report di BeBeez sui 6 mesi di venture capital 2023, appena pubblicato. Detto questo, il trend degli ultimi mesi è in miglioramento.
In particolare abbiamo notato una certa attenzione alle operazioni di technology transfer cioè ai tentativi di trasformare in aziende redditizie delle ottime idee innovative prodotte dai centri di ricerca universitari o pubblici. Sebbene si tratti di un segmento del venture capital che lavora su operazioni molto piccole, perché gli investimenti sulle cosiddette proof-of-concept sono di norma di qualche centinaio di miglliaia di euro, le potenzialità di ritorno sono enormi. Lo spieghiamo con dovizia di particolari nell’inchiesta di copertina di questo numero.
Buona lettura!
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