Nel 2022 c’è stata un’inversione del trend dei tassi di default dei crediti deteriorati, saliti sopra il 2% per le società di capitali (+50%, su base annua) e all’1,5% per le società di persone (+36%, dal 2021). In aumento anche i tassi di default delle famiglie produttrici all’1,7% (+18%), mentre è restato pressoché invariato all’1,2% per le famiglie consumatrici. Sono questi alcuni dei dati emersi dalla quinta edizione dell’Osservatorio NPE di Cribis Credit Management, società del gruppo CRIF specializzata nella gestione dei crediti deteriorati (si veda qui il comunicato stampa).
Sul fronte dei crediti classificati in Stage 2, quindi ancora in bonis, ma sorvegliati speciali, Cribis ricorda che sono arrivati a superare la quota di 263 miliardi a fine 2022 e a rappresentare circa il 13,1% del totale degli impieghi bancari, con la percentuale più rilevante di tale esposizione che è collegabile alle società di capitali che si attestano a quasi il 70% del totale dei finanziamenti in questo stato di iniziale allerta. I settori produttivi quelli più rischiosi risultano essere costruzioni e infrastrutture (24,4% delle esposizioni), insieme ai servizi (18,8% delle esposizioni totali) con logistica, food & beverage a registrare gli incrementi maggiori.
Al contrario, i settori con una quota ridotta di esposizione rimangono quelli di estrazione olio e gas e chimica e farmaceutica.
Preoccupante poi il fatto che I tassi di miglioramento da una situazione di iniziale deterioramento dei crediti (Stage 2) risultano stabilmente inferiori rispetto al 2021 sia per il comparto dei crediti non garantiti (-12,5% nel 2022 verso il 2021) sia per i crediti garantiti da immobili (-9%).
Quanto alle inadempienze probabili (UTP), l’analisi conferma i trend degli ultimi anni confermando ancora tra i settori più rischiosi quelli legati al settore immobiliare e delle costruzioni, l’intrattenimento (alloggio, ristorazione e agenzie di viaggio) e il commercio.
Quanto alle performance di recupero stragi
Nell’ambito delle procedure esecutive e concorsuali, invece, sono stati iscritti più di 300.000 nuovi procedimenti registrando un lieve incremento (+6,5%)
Se dal punto di vista degli stock, lo smaltimento delle esecuzioni immobiliari e il numero di aste giudiziarie hanno continuato anche nel 2022 un trend positivo, per quanto riguarda le performance dei tribunali italiani ancora non si registrano significativi miglioramenti o il ritorno a valori simili al periodo pre-pandemico. Infatti, dal punto di vista delle tempistiche per le vendite immobiliari il dato è in aumento (dai 5.2 anni del 2021 ai 5.6 anni del 2022) con performance sempre peggiori al centro-sud rispetto al nord. In miglioramento, però, i tempi di riparto delle somme post aggiudicazione con un calo medio di circa il 30% scendendo sotto l’anno di tempo necessario per la chiusura definitiva della procedura. Rimasti invece stabili i tassi di recupero medio dati dal judicial value (circa il 64% del valore immobiliare di perizia CTU), con gli immobili residenziali che si dimostrano ancora la categoria più appetibile e transata all’interno del mercato italiano.
Nell’analisi degli stock NPE, Cribis ha infine confermato la ricerca in partnership con Credit Village focalizzata sull’andamento delle cessioni dei crediti, che ha mappato operazioni per circa 34 miliardi di euro, di cui l’83% collegate a portafogli Npl e solo il 17% a UTP, il valore più basso degli ultimi 6 anni. BeBeez nel suo Report NPE 2022 pubblicato due settimane fa (disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data) aveva invece calcolato che quasi il 30% del valore lordo dei crediti deteriorati italiani passati di mano nel 2022 (operazioni annunciate o concluse), cioè quasi 11 miliardi di euro, sono stati UTP su un totale complessivo di compravendite nell’anno che ha superato i 35 miliardi di euro lordi spalmati su 60 deal annunciati o conclusi, dopo i soli 6,1 miliardi di euro spalmati su 17 transazioni nel primo semestre, a cui si aggiungeva la mega cartolarizzazione con GACS di Intesa Sanpaolo dello scorso aprile da 8,5 miliardi lordi, a bilancio per 3,9 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez).
Andrea Capellini, analytics manager di Cribis credit management, ha commentato: “Lo scenario di instabilità socio-economica globale e i fenomeni legati all’inflazione e all’incremento dei tassi di interesse impongono ai player finanziari di mantenere alta l’attenzione sul fronte dei crediti deteriorati e del loro monitoraggio per essere pronti ad affrontare tempestivamente eventuali novità future”.