La scorsa settimana il fondo americano Off The Chain Capital ha ordinato un velivolo P.180 Avanti Evo dal produttore italiano in amministrazione straordinaria Piaggio Aerospace (si veda qui il comunicato stampa).
Off The Chain Capital è un fondo specializzato in blockchain e digital asset e con sede a Orlando, in Florida. Nato come family office nel 2016, è gestito dal cio e managing partner Brian Estes. La scorsa settimana il fondo, insieme a Foundry Digital (società del gruppo Digital Currency, venture capital newyorchese focalizzato sul mercato delle valute digitali), ha guidato il round da 75 milioni di dollari di Blockcap, società americana leader nel mining di bitcoin (si veda CoinTelegraph).
Il velivolo di Piaggio Aerospace destinato al Off The Chain Capital, la cui consegna è prevista entro il primo trimestre del 2022, sarà allestito con una configurazione VIP a porta allargata, in grado così di facilitare l’accesso di presìdi per la mobilità ridotta, e in grado di ospitare fino a sei passeggeri. “Il mio primo volo su un P.180 risale a circa 15 anni fa. L’ampiezza della cabina, la velocità e l’efficienza, mi hanno allora convinto a comprarne uno”, ha commentato Brian Estes, managing partner e cio della Off The Chain Capital. Vincenzo Nicastro, commissario straordinario di Piaggio Aerospace, ha affermato: “Negli ultimi mesi è la terza vendita di un P.180 negli gli Stati Uniti: un mercato che continua a mostrarsi dinamico e ad apprezzare un velivolo che, oggi nella sua terza versione, da 30 anni è uno dei simboli dell’eccellenza made in Italy nel mondo”.
Con questa commessa, Piaggio Aerospace ha ora un portafoglio ordini che prevede anche la realizzazione di 14 nuovi Avanti EVO e l’ammodernamento dei sistemi di bordo di ulteriori 19 P.180 operati dalle Forze Armate Italiane. Ricordiamo che dal maggio 2020, oltre che la manutenzione di aerei e motori in dotazione alle flotte governative, era ripartita anche parte della produzione velivoli, dopo che la registrazione da parte della Corte dei Conti ha reso esecutivo il contratto, siglato nel dicembre 2019 con le Forze Armate, per l’acquisto di 9 velivoli P.180 e l’ammodernamento di ulteriori 19 per un portafoglio ordini di circa 900 milioni di euro.
Nel marzo scorso sono arrivate quattro offerte non vincolanti per rilevare i beni aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation, le due società in amministrazione straordinaria che operano sotto il marchio Piaggio Aerospace e che fanno capo a Mubadala, fondo sovrano del Governo di Abu Dhabi (si veda altro articolo di BeBeez). Le quattro offerte sono arrivate dalla rosa dei 5 soggetti che lo scorso febbraio erano stati selezionati per far parte della short list dal commissario straordinario Vincenzo Nicastro (si veda altro articolo di BeBeez). Le offerte saranno ora esaminate da Nicastro in collaborazione con un team di esperti. La loro analisi sarà poi inviata al Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE), al fine di poter avviare la negoziazione con chi avrà presentato il progetto ritenuto migliore.
Nel gennaio 2020 erano pervenute al commissario straordinario 30 domande di insinuazione al passivo di Piaggio Aviation per un importo complessivo di 747,9 milioni di euro (si veda qui la Relazione trimestrale al 31 marzo 2020 di Piaggio Aviation) e 1.407 domande di ammissione al passivo per Piaggio Aero Industries, per un importo complessivo di oltre 928 milioni (si veda qui la Relazione trimestrale al 31 marzo 2020 di Piaggio Aero Industries). Lo scorso agosto le due società del gruppo hanno ottenuto da Banca Ifis un finanziamento da 30 milioni di euro sotto forma di anticipo contratti e operazioni di factoring, dopo il via libera definitivo ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico e con il benestare del Comitato di Sorveglianza (si veda altro articolo di BeBeez).
Piaggio è nata nel 1884 a Genova. Nel 1915 ha avviato la produzione di motori aeronautici e velivoli certificati e nel 1964 è entrata nel mercato jet. Nel 1998 l’azienda è stata rilevata da una cordata di imprenditori di cui faceva parte anche Piero Ferrari, vicepresidente della Ferrari e figlio di Enzo Ferrari, fondatore dell’iconico gruppo del cavallino rampante. Contestualmente era cambiata la sua denominazione in Piaggio Aero Industries, che si è focalizzata sui business aviation e della motoristica aeronautica. Nel 2006 era entrato il nuovo socio Mubadala Development, acquisendo il 35% del capitale (si veda qui il comunicato stampa). Il resto del capitale faceva capo alle famiglie Ferrari e Di Mase (55%), mentre il restante 10% delle azioni era in mano ad alcuni istituti bancari e altri azionisti minori. L’azienda dopo una prima crisi riuscì a risollevarsi, salvo entrare nuovamente in crisi nel 2009, sempre a causa di un nuovo calo degli ordini. Nel novembre 2013, Tata Limited, società britannica del gruppo industriale indiano Tata e Mubadala Development Company erano diventati soci di riferimento di Piaggio Aero Industries avendo sottoscritto, insieme al presidente di Piaggio Piero Ferrari, un aumento di capitale sociale pari a 190 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa), con Tata Limited che a quel punto deteneva il 44,5% delle azioni di Piaggio Aero Industries, Mubadala Development il 41% e Piero Ferrari il 2%. Non avendo sottoscritto l’aumento di capitale, la partecipazione in Piaggio Aero della famiglia Di Mase, tramite il fondo HDI, si era ridotta al 12,5%.
Nel 2014 Piaggio Aero Industries e le sue controllate sono passate quasi interamente sotto Mubadala (75% in capo all’emiratina Mdc Pa Cooperatief e 25% di Mubadala Development Company Pjsc), ad eccezione dell’1,95% in mano a Pietro Ferrari, che l’imprenditore ha poi successivamente ceduto a Mubadala. Gli emiri avevano deciso allora di investire 145 milioni di euro in un nuovo stabilimento a Villanova d’Albenga, in provincia di Savona, chiudendo i due storici siti di Finale Ligure e di Sestri Ponente, mentre erano rimaste attive le sedi di Roma e Genova. Piaggio Aerospace aveva chiuso il bilancio del 2015 con perdite per 140 milioni, scese a 79,5 milioni nel 2016.
Nel 2018 il Governo Renzi aveva ordinato da Piaggio 10 sistemi composti da 2 droni P2HH e da una stazione di pilotaggio a terra, per un valore di 776 milioni in 15 anni, oltre ai 58 milioni annui per la manutenzione. Ma il Governo Conte aveva annullato la commessa. Si era aperta una trattativa al MISE per erogare una commessa a Piaggio da 250 milioni, riducendo gli ordini da 10 a 4. Nel dicembre 2018 il fondo Mubadala aveva quindi richiesto l’amministrazione straordinaria per la società, in quanto “nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti, così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate. La continua incertezza e le attuali condizioni di mercato fanno sì che la società non sia più finanziariamente sostenibile” (si veda qui il decreto ministeriale di ammissione all’amministrazione straordinaria). Nel 2018 i debiti di Piaggio ammontavano a 618,8 milioni di euro, a fronte di un fatturato di circa 100 milioni (-66% dal 2014). Il commissario straordinario aveva poi depositato al MISE il Programma unitario di cessione dei beni aziendali di Piaggio Aero Industries e di Piaggio Aviation nell’agosto 2019, programma che era stato poi approvato dal MISE nel novembre 2019.