“Al più tardi entro un paio d’anni si applicherà la prima normativa europea sul fintech, che disciplinerà, tra l’altro, i securities token. Sarà un ‘big bang’, che avrà effetti anche sulla geofinanza, con alcune giurisdizioni più attive e altre meno”. Lo ha detto ieri il Commissario Consob, Paolo Ciocca, in occasione del suo intervento in apertura del convegno annuale di Assofintech, l’Associazione Italiana per il fintech e l’insurtech, che si è tenuto in presenza a Milano e in streaming con la media partnership di BeBeez (si veda qui il comunicato stampa).
E Ciocca ha aggiunto: “Per Milano può essere una buona opportunità da giocare. L’Italia dovrà essere pronta a livello nazionale sia dal punto di vista normativo che dal punto di vista delle infrastrutture di mercato. La disciplina comunitaria in arrivo non farà le norme di raccordo tra il quadro Ue e il nostro codice civile. Serve, quindi, una norma interna. Bisogna accelerare, anche per dare certezza agli operatori”. Per esempio un punto cruciale da affrontare è quello dei wallet provider, cioè le infrasfrutture che gestiranno il lungo codice che rappresenta token, perché non ci sono luoghi accentrati dove questo codice viene trattenuto, non c’è una Monte Titoli, quindi c’è un tema di fiducia importante da affrontare.
Ma se certo delle regole ci dovranno essere anche in questo mondo del fintech, ha detto Giuseppe Vegas, ex presidente Consob e presidente dell’advisory board di Assofintech, queste non dovranno essere eccessive, perché “c’è un rischio di overshooting. La tokenizzazione dell’economia sta emergendo e non si può non tenerne conto. Se con le troppe regole facciamo una linea Maginot in Europa, questa sarà aggirata e condanneremo il nostro continente alla decrescita. Attenzione alle regolamentazioni perché pensando di fare bene, rischiamo di fare male. C’è una finanza che viaggia senza confini e stanno crescendo tante piattaforme in tutto il mondo che consentono transazioni e quotazioni più veloci a prezzi più bassi di quelli delle borse tradizionali, quindi ci dobbiamo domandare se i meccanismi di funzionamento delle borse di valori di tutto il mondo saranno in grado di resistere a questa sfida rappresentata dalla tokenizzazione dell’economia”.
E visto che i temi sono nuovi per tutti è cruciale la collaborazione tra autorità e operatori. Quello della collaborazione tra mercato e istituzioni per dare forma a un nuovo quadro normativo che sia adatto a questa nuova realtà è un concetto che ha stressato nel suo intervento Laura Larducci, dirigente Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento del Tesoro, Direzione V – Regolamentazione e vigilanza sistema finanziario. Che la direzione debba essere questa lo ha detto anche l’On. Giulio Centemero, membro della Commissione Finanze Camera dei Deputati, che sempre in tema di regole chenon possono essere limitate a livello europeo ha dichiarato “Ci vorrebbe una Bretton Woods della finanza digitale a livello globale, non basta determinare delle regole a livello comunitario”.
Maurizio Bernardo, presidente di Assofintech, ha concluso: “L’evento di oggi è un’occasione importante per Assofintech e l’ecosistema fintech nel nostro Paese. Coincide con la discussione della legge di Bilancio in Parlamento e la tavola rotonda con le Istituzioni ha fatto emergere chiaramente l’esigenza di fare propri i regolamenti europei ma normando in chiave italiana”.
A proposito di norme di legge, Centemero, che è stato peraltro uno dei parlamentari che più si è prodigato affinché si arrivasse anche in Italia a una normativa che ammettesse la sandbox fintech (si veda altro articolo di BeBeez), ieri in occasione del suo intervento all’evento Assofintech ha detto che sta cercando di far introdurre una norma che preveda il credito d’imposta in relazione alle spese non solo per le ipo sui mercati finanziari tradizionali ma anche sulle piattaforme di equity crowdfunding.
A proposito di equity crowdfunding, sempre ieri nel corso del suo intervento a Fintech Future, Danilo Maiocchi, direttore di Innexta Consorzio Camerale, ha annunciato: “Meno di un mese fa abbiamo ottenuto l’autorizzazione da Consob per la nostra piattaforma di equity crowdfunding“. La piattaforma di crowdfunding Innexta intende investire nei round e favorire il mercato secondario del crowdfunding. “A gennaio avvieremo la piattaforma di equity crowdfunding, poi, sfruttando il nuovo regolamento europeo sul settore, puntiamo a espanderci al lending, insieme a confidi, associazioni e altre piattaforme sinergiche”. Il progetto risale all’aprile 2020, quando Innexta aveva reso noto che intendeva avvalersi dell’opportunità offerta dal governo, sottolineando che “in risposta alla crisi di liquidità sistemica che sta mettendo in crisi le pmi italiane, il Decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 (si veda altro articolo di BeBeez, ndr) all’art.125 comma 4 prevede che le Camere di commercio possano intervenire a sostegno delle imprese in questo momento difficile, anche avvalendosi di una piattaforma online di social lending e di crowdfunding” (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre in tema di crowdfunding, lo scorso febbraio Innexta aveva lanciato l’Equity Crowdfunding Hub, il portale “vetrina” dell’equity crowdfunding che permette di visualizzare le raccolte fondi in corso o già finanziate e fornisce in una prima scheda di sintesi, il nome del progetto e quello della piattaforma che lo ospita, il settore dell’impresa, l’obiettivo economico e la data di chiusura della campagna (si veda altro articolo di BeBeez).
Nell’evento è stato poi affrontato il tema dell’open banking. In proposito Gimede Gigante, PhD Professor of Financial Markets, SDA Bocconi Asia Center e Università Bocconi, oltre che membro del consiglio direttivo di AssoFintech, ha detto: “Quando è entrata in vigore la PSD2, ci si chiedeva se il regalo fatto ai consumatori sarebbe stato ‘scartato’. Infatti, in generale l’utente bancario non è quasi mai soddisfatto della sua banca, ma questo non lo spinge comunque a cambiarla. Dopo la PSD2 però c’è la tendenza a prendere servizi da diversi operatori. Bisogna vedere come reagiranno le banche”. A suo avviso, “gli istituti di credito attraverso la gestione dei big data devono far leva sul loro vantaggio competitivo rispetto ai nuovi entranti ed essere più flessibili”. Secondo Gigante, le grandi banche avranno approccio più graduale alla digitalizzazione, mentre le più piccole si stanno adeguando più velocemente per loro minori costi e rigidità. “L’Italia è partita in ritardo sulla digitalizzazione, ma ci sono previsioni di crescita a doppia cifra. Infatti la digitalizzazione paga: uno studio di Deloitte condotto su banche internazionali ha rilevato che i campioni digitali, proprio per gli investimenti nel digitale, hanno avuto un calo del 4% del cost income e un apprezzamento del Roe del 2%”, ha aggiunto il professore dell’Università Bocconi, secondo cui un’altra sfida per le banche è la gestione della concorrenza nel settore e dei nuovi entranti, per cui serve loro approccio più aperto e la consapevolezza che dovranno competere in un nuovo campo.
L’open banking è un fenomeno in atto a livello globale, sia per motivi regolamentari che di mercato, come rileva uno studio condotto dal consorzio CBI con PwC sull’open banking in Europa, in uscita il prossimo 20 dicembre. CBI serve l’industria finanziaria italiana sul fronte dei pagamenti da oltre 25 anni ed è nato sotto l’egida dell’ABI (Associazione bancaria italiana). Alessio Castelli, head of banking e financial markets di CBI ha ricordato il lancio anni fa del servizio Cbill, integrato con pagoPA. Con l’avvento della PSD2, il consorzio ha subito assunto un posizionamento in ambito open banking con il varo di linee guida per le banche sul tema, oltre che continuando a offrire nuovi prodotti alle banche associate.
Un’altra iniziativa molto interessante e pionieristica nell’open banking è stata la fintech italiana Tinaba (acronimo di This Is Not A Bank), promossa nel 2015 da Banca Profilo e dal suo azionista di riferimento Sator Private Equity. Fabio Candeli, ceo di Banca Profilo, ha raccontato nelcorso del suo intervento a Fintech Future che “Tinaba è nata secondo un modello di partnership, non essendo lei stessa un soggetto autorizzato. E’ invece una piattaforma tecnologica distributiva di servizi bancari, assicurativi e finanziari ed è l’unica app che consente di condividere il denaro con chiunque, privati ed esercenti, e vanta accordi che permettono l’universalità dei pagamenti, compresi quelli del colosso cinese AliPay”. Tinaba inoltre offre informazione e formazione finanziaria, ha democratizzato le gestioni patrimoniali del private banking, accessibili con una soglia minima di 2 mila euro, e offre la possibilità di effettuare campagne di crowdfunding senza commissioni. L’esperimento fintech di Tinaba ha avuto ricadute su tutta la banca, che ha infatti creato centro di innovazione interno per esportare in tutte le altre aree della banca ciò che impara su una specifica partnership fintech. In quest’ottica vanno lette anche le altre iniziative condotte da Banca Profilo nel settore. Banca Profilo ha infatti anche investito nel round da 6,2 milioni di euro della scaleup fintech Mdotm e offre ai suoi clienti il fondo Fasanara Fintech, dedicato alle fatture commerciali offerte su piattaforme fintech e gestito da Fasanara Capital.
In merito al tema della tecnologia, è intervenuto a Fintech Future anche Marco Valcamonica, principal del private equity FSI, oltre che membro dei consigli di amministrazione di Cedacri e Lynx, che si è detto coinvinto della “possibilità di creare grandi progetti di crescita in ambito fintech, come in Cedacri. In quest’ultima abbiamo visto un’ancora di salvezza per le banche più piccole, perché consente loro di dotarsi di una infrastruttura Ict efficace ed efficiente come quella di una grande banca, senza dover sostenere da sole i costi dello sviluppo tecnologico”, perché possono dare in outsourcing la gestione della tecnologia. Valcamonica ha ricordato che FSI è entrato nel capitale in una prima fase accanto alle banche azioniste, in un’ottica di partnership con le banche del consorzio, portando in 3 anni i ricavi da 40 a oltre 100 milioni. Dopodiché, ha detto il manager, “con l’acquisizione di Cedacri da parte di di ION Investment, abbiamo avviato una nuova fase per Cedacri, che dovrà creare una piattaforma in cloud e internazionalizzarsi”.
Sempre nel settore tech per la finanza, FSI ha individuato anche l’opportunità rappresentata da Lynx, system integrator specializzato nella progettazione e realizzazione di soluzioni tecnologiche a supporto di grandi aziende nel settore utility, pubblica amministrazione, ma appunto anche banche, assicurazioni. L’operazione di investimento è recentissima: FSI ha investito con un aumento di capitale nella società, che intende far crescere e passare dagli attuali 50 milioni a ben 500 milioni. “FSI è un operatore finanziario ma conosce il settore di Lynx, per cui abbiamo varato insieme un progetto industriale di crescita anche per aggregazione. Abbiamo una prateria davanti: in Italia ci sono più di 2 mila aziende che fatturano meno di 15 milioni e sono destinate ad aggregarsi”, ha detto a Fintech Future Matteo Moretti, l’imprenditore-manager entrato in Lynx nel 2003, dopo aver lavorato in Spagna e a Londra sempre nel settore. Moretti poi ha spiegato che l’azienda si occupa prevalentemente di scouting tecnologico: cerca software, spesso all’estero, e li porta in Italia ai suoi clienti. Per esempio, ha detto Moretti, “tra le ultime novità individuate c’è una startup Usa xx, che permette in pochi secondi a una persona fisica di dimostrare la propria capacità di essere solvibile per l’acquisto di una casa”. Fatto questo che ha subito riscosso l’interesse di Antonio Ferrara, fondatore e ceo di Monety, scaleup del Gruppo Gabetti che, grazie all’acquisizione di MutuiSì lo scorso anno, permette di confrontare online i mutui e verificarne la fattibilità, anche lui presente a Fintech Future, e che ha ricordato che Monety oggi vanta 11 accordi con le banche”.
Alle due tavole rotonde plenarie della prima parte della mattina, sono seguiti tre workshop. Il primo è stato dedicato alle tecnologie fintech sviluppate per analisi e monitoraggio del raggiungimento di obiettivi ESG, al quale sono intervenuti Alessandro Lerro, partner Avvocati.net e presidente Comitato Scientifico di Assofintech; Giancarlo Giudici, della School of Management del Politecnico di Milano; Massimiliano Braghin, presidente e ceo InfinityHub; e Camillo Zana di ESGcert srl. Il secondo workshop è consistito in una dimostrazione pratica di come si fa a tokenizzare un asset, utilizzando la tecnologia blockchain. A mostrare il processo in diretta è stato Franco Mignemi, founder di Elviria e ceo Ephelia Group.
Infine, in un workshop in remoto sono intervenuti i rappresentanti di due delle Associazioni fintech internazionali partner di Assofintech, e cioè Stuart Keen, community manager FinTech Australia, e Shmuel (Shmulik) Ben-Tovim, chairman of the Israeli Fintech Community per una sessione di Q&A su che cosa sta accadendo nel mondo fintech al di fuori dell’Europa.