Il fondo FSI, guidato da Maurizio Tamagnini, continua a scommettere sul fintech. Secondo quanto riferisce MF Milano Finanza, infatti, ora nel radar ci sarebbe Bancomat spa. La trattativa sarebbe agli inizi, ma già oggi il Cda della società che gestisce il circuito leader nel settore dei pagamenti con carta di debito ha all’ordine del giorno una discussione sull’ipotesi di operazione proposta, cioé la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato per una quota di minoranza.
Sotto la guida dell’amministratore delegato Andrea Zollo, Bancomat ha archiviato un bilancio 2021 con 25,82 milioni di euro di ricavi consolidati (+29,15% dal bilancio 2020, quando aveva registrato 19,9 milioni di ricavi, un ebitda di 2,3 milioni e un patrimonio netto di 24,3 milioni), grazie a 2 miliardi di transazioni per PagoBancomat, con 34 milioni di carte in circolazione e un incremento del 44% delle operazioni con carta, sostenute dal contactless e dai micropagamenti a fronte di prelievi stabili con 499,6 milioni di operazioni (per un volume superiore ai 100 miliardi).
Ricordiamo che una riorganizzazione dell’azionariato di Bancomat è allo studio da più di un anno (si veda altro articolo di BeBeez), dopo l’ultimo aumento di capitale da 25 milioni sottoscritto dalle banche azioniste nel 2019 (si veda qui il comunicato stampa di allora). Nel giugno 2021, infatti, si parlava di una possibile ricapitalizzazione riservata di nuovo alle banche attuali azioniste, con il prima linea Intesa Sanpaolo (24,2%, oltre alla quota dell’inglobata UBI, 7,3%), Unicredit (18,9%), Banco BPM (7,67%), MPS (7,57%), BNL BNP Paribas (5,05%), BPER (4,6%), Cassa Centrale (2,8%) e così via (Il consorzio di azionisti della società di pagamenti comprende più di 120 soci). Tuttavia già allora si immaginava che l’operazione non avrebbe mancato di risvegliare l’interesse del private equity e di operatori del settore paytech.
Già allora BeBeez aveva sottolineato che il deal sarebbe potuto essere di interesse di FSI, ricordando l’analogia con quello condotto dal fondo su Cedacri, poi confluita nel gruppo ION Investments, fornitore tecnologico globale del settore finanziario, fondato più di 20 anni fa dall’imprenditore italiano Andrea Pignataro (si veda altro articolo di BeBeez). A sua volta ION, finanziato da FSI che ne è diventato azionista di minoranza, e insieme a GIC Private Limited (fondo sovrano di Singapore), hanno lanciato un’opa su Cerved che si è conclusa con successo con il delisting del titolo da Piazza Affari lo scorso febbraio (si veda altro articolo di BeBeez). E quindi Bancomat spa potrebbe diventare un altro interessante tassello del puzzle.
Oppure in alternativa potrebbe creare sinergie con l’altro più recente acquisto di FSI nel settore fintech, rappresentato dal 60% di BCC Pay, il business della monetica di Iccrea Banca, capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che FSI, a solo in quattro anni dal lancio, ha investito 600 milioni di euro in fintech, cui oggi corrisponde un Irr in linea con il cosiddetto top quartile dei fondi di buyout internazionali raccolti negli ultimi 5 anni, cioè, secondo Preqin, oltre il 20% all’anno. Lo aveva detto lo stesso Tamagnini a BeBeez e MF Milano Finanza lo scorso febbraio (si veda altro articolo di BeBeez), precisando che i 600 milioni rappresentano circa il 50% del valore complessivo degli investimenti condotti sinora dal fondo, che nel marzo 2019 ha chiuso la raccolta con 1,4 miliardi di euro di impegni sottoscritti da investitori istituzionali italiani e internazionali, oltre che da fondi sovrani.
Ricordiamo infine che è di pochi giorni fa l’annuncio da parte di CDP Equity, controllata di Cassa Depositi e Prestiti, della vendita dell’intera sua quota del 39% di FSI sgr. A comprare è stata la stessa società di fondi di private equity guidata da Tamagnini (si veda altro articolo di BeBeez).