di Alessandro Albano
Inizia con il piede giusto l’era di Gerry Cardinale, fondatore del private equity Usa Redbird alla guida della cordata di investitori che ha conquistato il controllo del Milan a fine agosto (si legga altro articolo di BeBeez). Il club di calcio milanese ha infatti chiuso il 2021/2022 con un aumento dei ricavi del 14% a 297,7 milioni di euro rispetto ai 261,1 del precedente esercizio, grazie soprattutto alla riapertura degli stadi post-Covid, agli introiti legati alla qualificazione in Champions League e alla crescita degli sponsor.
Con un ebitda positivo, sono calate anche le perdite nette che ora si attestano a 66,5 milioni rispetto agli oltre 96 milioni del 2020/201, e si confrontano con il rosso di bilancio record per la storia milanista pari a 194,6 milioni registrato nell’annata del Covid (2019/2020).
Che l’anno si sarebbe chiuso con un grande miglioramento era già stato evidente alla chiusura del primo semestre, a fine dicembre 2021, quando era stato registrato un utile netto di 3 milioni e un aumento dei ricavi del 40%, tanto che già la scorsa primavera si parlava di 300 milioni di ricavi a fine esercizio al 30 giugno 2022, grazie agli introiti della UEFA per il ritorno in Champions League e agli incassi da stadio (si veda altro articolo di BeBeez).
I buoni numeri di bilancio vanno comunque spiegati anche con i circa 20 milioni di euro incassati grazie alla vendita del dicembre 2021 dell’immobile in Via Aldo Rossi 8, a Milano, in zona Portello, sede della squadra di calcio rossonera, al fondo Inarcassa RE Comparto Uno, gestito da Fabrica sgr (si veda altro articolo di BeBeez). A vendere era stata Casa Milan srl, società partecipata al 99% da Milan Entertainment e all’1% dalla capogruppo AC Milan spa. Non solo. AC Milan ha poi beneficiato della rivalutazione contabile del marchio “Milan” ai sensi del Decreto-legge n. 104 del 14 agosto 2020, convertito nella Legge n. 126 del 13 ottobre 2020, che ha previsto, all’art. 110, la possibilità per le società italiane di rivalutare propri beni e partecipazioni iscritti nel bilancio di esercizio al 31 dicembre 2019 nonché, in taluni casi (come quello che qui viene in rilievo), la rivalutazione di beni non iscritti nel bilancio al 31 dicembre 2019 ma comunque di titolarità della Società e tutelabili giuridicamente alla data di riferimento.
L’ultima valutazione aggiornata del marchio, risalente al 2005, era pari a 35 milioni di euro, mentre ora, in base alla perizia dello studio Wepartner del Prof. Angelo Provasoli citata da Calcio & Finanza, il valore del marchio del solo Milan si aggira ora attorno ai 200 milioni di euro, circa il 17% di quanto pagato da Cardinale nell’affare da 1,2 miliardi, chiuso a inizio settembre, che ha portato come detto il fondo statunitense fondato nel 2014 dall’ex Goldman Sachs a essere il nuovo azionista di maggioranza del club rossonero.
Il miglioramento degli indicatori di bilancio riflette il cambio di passo del club avvenuto grazie al supporto di Elliott, il quale, aveva rilevato il club nel 2018 dall’investitore cinese Li Yonghong (si legga altro articolo di BeBeez) che a sua volta aveva acquisito il club nel 2017 a una valutazione di 740 milioni. Il lavoro messo in campo dal fondo di Paul Singer ha portato il club milanese al 19o posto nella top 20 delle squadre europee mappate dalla 31esima edizione dell’Annual Football Finance Review di Deloitte (si veda altro articolo di BeBeez). E soprattutto hanno portato il club a registrare un incremento dell’enterprise value del 35% a 578 milioni di euro, così come calcolato dal successivo report The European Elite 2022 di Football Benchmark, come i precedenti report a cura dell’ex partner di KPMG ed ex global head of sports, Andrea Sartori, ora nella veste di founder e ceo di Football Benchmark | Ace Advisory. Anche in quest’ultimo caso la valutazione è ancora molto distante da quella di 1,2 miliardi effettivamente riconosciuta da RedBird, ma che deriva dai puri numeri di bilancio e che, come si legge nello stesso report, può differire in maniera importante dal prezzo che un investitore è poi disposto a pagare. Si tratta di differenze spiegate, oltre che dalle “sinergie specifiche per l’investitore” anche dalla “scarsità di club di questo calibro sul mercato, dall’ego degli stessi investitori, così come dall’opportunità di acquistare il club italiano con il maggior numero di trofei internazionali”.
Una crescita che Elliott immagina che possa continuare e di cui evidentemente vuole continuare a beneficiaare, visto che ha deciso di rimanere investito nel club, sebbene sul fronte del debito, erogando un vendor loan si dice da 550 milioni di euro.
Ricordiamo, invece, che sul fronte dell’equity RedBird si è fatto affiancare da importanti player dello sport Usa come Yankee Global Enterprises, società proprietaria dei New York Yankees che fa a capo alla famiglia Steinbrenner e con i quali è co-proprietario della Yankees Entertainment Sports (YES) Network, la rete sportiva regionale più seguita negli Stati Uniti; il fondo di private equity Main Street Advisors, che ha tra i propri investitori la star dell’NBA LeBron James, il rapper Drake e il produttore musicale Jimmy Iovine (producer degli U2 e braccio destro di Steve Jobs quando Apple lanciò iTunes). Confermata anche la presenza nel deal del manager Riccardo Silva, proprietario del club americano Miami FC e di Globe Soccer, milanese di nascita, che investe insieme al fratello Saverio. Ex amministratore delegato di Milan Channel, negli States Silva ha fondato anche una società, la Silva International Investments, tramite la quale detiene partecipazioni nel mondo dell’intrattenimento, dell’arte, del real estate, e dei media oltre che dello sport.
Con una perdita netta in calo e l’aumento del fatturato, Cardinale ha tutte le condizioni per lavorare agli obiettivi che si era dato già prima di avviare le discussioni preliminari con Singer. Oltre al nuovo stadio di proprietà, come affermato dallo stesso managing partner di RedBird dopo aver presentato la proposta a Elliott, l’atro vero obiettivo è quello di trasformare il club rossonero in una media company, cioè una “società-brand” in pieno stile americano dove il marketing e l’advertising diventano la colonna portante per attrarre sponsor e allargare a quanto più pubblico possibile il marchio AC Milan.