In Italia il volume di fusioni e acquisizioni nel 2023 ha registrato un rosso a doppia cifra, con un calo del 37% a circa 58,6 miliardi di euro a seguito di circa 1210 operazioni È quanto emerge dal report sui trend di investimento in Italia “EY M&A Barometer – Review 2023 e Preview 2024” realizzato annualmente da EY (si veda qui il comunicato stampa e qui il report di EY). Il 2022, invece, secondo EY, aveva visto attività per ben 93,7 miliardi e 1301 operazioni (dati rivisti rispetto ai preliminari diffusi a gennaio 2023, si veda altro articolo di BeBeez).
Un calo di attività già segnalato anche dai dati diffusi qualche giorno fa da KPMG (si veda altro articolo di BeBeez) secondo la quale sono stati annunciati o conclusi in Italia deal m&a soltanto per 28 miliardi di euro, che vuol dire un crollo del 68% dal 2022, quando il controvalore era stato di 86,4 miliardi di euro.
Il motivo principale della notevole differenza tra i volumi rilevati da ciascuno dei due colossi della consulenza risiede nel fatto che EY ha incluso nel 2023 l’acquisizione di Netco, la società di gestione della rete di TIM, valutata circa 22 miliardi di euro (incluso l’earn-out, si veda altro articolo di BeBeez), da parte di KKR (si veda la tabella qui sotto), che invece KPMG ha ritenuto di non includere.
Sempre KPMG evidenziava anche che, a fronte di un controvalore in forte rosso, in termini di numero di operazioni il 2023 era stato in linea con l’anno precedente, con solo un 4% in meno, cioé 1.219 operazioni dalle 1.271 dell’anno prima (si veda qui il comunicato stampa di allora). D’altra parte, il 2022 aveva visto chiudersi i mega-deal di Atlantia e Autostrade per l’Italia, che sono passate di mano, rispettivamente a un enterprise value di oltre 48 miliardi e di oltre 17 miliardi di euro.
In riferimento alla più ridotta dimensione delle operazioni avvenute durante l’anno, Marco Daviddi, managing partner strategy and transactions di EY in Italia, ha individuato i principali fattori nel: “contesto macroeconomico incerto, scenario geopolitico instabile, tensioni commerciali e crescita dei tassi di interesse. Tutti elementi che hanno avuto un impatto rilevante sul mercato, portando a investimenti più prudenti e una dimensione media dei deal più contenuta. A questo proposito, l’incidenza dei megadeal, che hanno totalizzato investimenti di oltre 35,8 miliardi di euro nel 2023, è stata lievemente inferiore rispetto al 2022, passando da 15 a 11 operazioni, e anche il mid market ha subito un rallentamento, con un totale investito pari a circa 20 miliardi, in calo del 46% rispetto al 2022″.
E i fondi di private equity? Secondo l’indagine hanno continuato a essere molto attivi sul mercato italiano, confermando il loro ruolo di rilevanza nel consolidamento e nello sviluppo delle aziende italiane, tanto che “i fondi mantengono circa il 40% di incidenza sulle operazioni annunciate in Italia nel 2023”, si legge nel report. Peccato, però, che il controvalore sia sceso di circa il 40%. “L’anno scorso i fondi hanno completato 488 operazioni di buy-out su target italiane per un controvalore di 38,5 miliardi di euro (rispetto a 504 operazioni nel 2022 per 65,4 miliardi)”, riporta l’analisi di EY. Gli operatori hanno mostrato interesse in crescita in relazione al settore industriale, energy & utilities e business services.
“Sono diversi i driver che potranno consolidare in futuro l’attività m&a in Italia: in un contesto mondiale sempre più frammentato e instabile, l’espansione internazionale del tessuto produttivo italiano, sia in termini di mercati target sia di organizzazione delle catene di fornitura, si concentrerà sui mercati di prossimità, in termini di nearshoring e friendshoring, così come i flussi di capitali che seguono logiche simili”, ha aggiunto il manager, sottolineando che: “l’attesa di una riduzione del costo del denaro nella seconda parte del 2024 determinerà una fase attendista nei primi due trimestri dell’anno, anche se la pipeline di operazioni sul mercato o in procinto di essere collocate è solida e articolata generalmente in tutti i settori”.
Quanto agli investimenti italiani all’estero, nel 2023 le operazioni sono state 261, in linea con il periodo precedente, ovvero 264 operazioni. Tuttavia, il valore aggregato di queste acquisizioni, dove divulgato, risulta cresciuto del 21% anche per effetto di alcuni megadeal’con valore di acquisizione superiore a 1 miliardo di euro nei settori energia, servizi finanziari e farmaceutico. Questo trend evidenzia come per le imprese italiane l’acquisizione giochi un ruolo determinante nella ridefinizione dei mercati target in cui operare e per la riorganizzazione dell’approvvigionamento di materie prime e prodotti. Spagna (38 operazioni), Stati Uniti (35), Germania (24), Francia (20) e Regno Unito (19) sono i primi cinque Paesi per numero di operazioni M&A da parte di aziende italiane.
A livello settoriale, i comparti Industrials & Chemicals (28%), Energy & Utilities (10%), Business services (10%) e Life sciences (7%) rappresentano i settori di riferimento del mercato per incidenza del numero di operazioni. Registrano invece un lieve calo rispetto all’anno precedente – seppure in crescita in termini assoluti – i Beni di consumo (13%), la Tecnologia (13%), le infrastrutture e costruzioni (6%). In termini di valore, il settore telecom, e in particolare i relativi asset infrastrutturali, attraggono quote significative di investimenti mentre il settore manufatturiero e quello dei servizi finanziari, in termini di rilevanza dei volumi di investimento nel 2023 e in linea anche con la loro incidenza per numero di transazioni, confermano l’interesse da parte degli investitori.
Dando uno sguardo poi all’anno appena iniziato si vede come in Italia permangano alcuni elementi che hanno già caratterizzato l’andamento m&a degli ultimi due anni. Tra questi, in particolare, la necessità di continuare a operare una veloce trasformazione dei modelli operativi e di business, all’insegna della revisione delle catene di fornitura, dei mercati target, dell’efficienza operativa e dello sviluppo tecnologico per effetto della trasformazione indotta dalla Intelligenza Artificiale (IA), in un contesto quale quello italiano, di limitata disponibilità di capitale, in particolare nelle PMI. Sperando che possa favorire una dinamica m&a solida. Secondo il report, tra i settori che hanno visto incrementare l’incidenza delle attività m&a nel 2023, il comparto Industrial & Chemicals ha mantenuto alti livelli di attività, anche se con dimensioni medie più contenute, e per il 2024 si stima che il settore resterà attrattivo. Anche Life science ha registrato un’intensa attività transazionale che ha riguardato circa 90 operazioni e si prevede che il processo di consolidamento proseguirà nell’anno in corso. Il settore Energy & Utilities continua a mantenere elevati livelli di attività di m&a anche grazie alla transizione energetica in corso. Anche nell’ambito telecom la percezione è positiva.
Ha dichiarato Daviddi: “C’è una certa polarizzazione dell’interesse dei fondi, attesi per il 2024, a conferma del loro ruolo di guida sul mercato, soprattutto nei settori advanced manufacturing, farmaceutico bendi di consumo, energia e infrastrutture. Cresce, inoltre, l’interesse verso settori legati allo sviluppo professionale in ambito education, formazione e selezione di personale. Sulla scia di quanto sta avvenendo a livello internazionale, joint venture, alleanze e fusioni continueranno ad acquisire maggiore rilevanza in quanto, secondo sempre più aziende, far parte di un ecosistema e collaborare con altre aziende è un fattore chiave di successo, anche per sostenere, in logica di filiera, i rilevanti investimenti tecnologici sempre più urgenti”. Lo scenario appare dunque in generale articolato. “Guardando al futuro, un ruolo fondamentale sarà rappresentato dalle scelte di finanza pubblica nel Paese, dalla capacità di sostenere l’occupazione e dal mantenimento di costi competitivi. A questo proposito, il PNRR entrerà prossimamente nel vivo con gli effetti delle riforme strutturali in via di finalizzazione e dell’avvio degli investimenti annunciati”, ha concluso.
Restando in Italia, ricordiamo che secondo i dati preliminari sulle operazioni di private equity del 2023 mappate da BeBeez Private Data, emerge che l’azienda più grande che è passata di mano lo scorso anno è stata IMA, valutata 6,5 miliardi. Lo scorso agosto, infatti, il fondo BC Partners ha ceduto alla merchant bank americana BDT & MSD Partners l’intera partecipazione del 45% del gruppo di Ozzano (Bologna) attivo nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il confezionamento di prodotti farmaceutici, alimentari, bevande e cosmetici, con il 55% che è rimasto invece saldo nelle mani della famiglia Vacchi. L’altro big deal è stato lo scorso ottobre quello su Italo-NTV, valutato 4,1 miliardi, con il 50% del capitale passato sotto il controllo del gruppo di shipping MSC e con i fondi Global Infrastructure Partners e Allianz Infrastructure che hanno reinvestito, affiancati da alcuni imprenditori che a loro volta erano già nel capitale, mentre altri ne sono usciti, così come Peninsula Capital e IP Infra Investor. E ancora, al terzo posto tra i big deal del 2023 c’è il disinvestimento parziale di Mayoola da Valentino, valutato 4 miliardi. A fine luglio, infatti, Kering, il colosso francese del lusso, ha acquisito il 30% della maison dalla holding di investimento che fa capo a Mozah bint Nasser Al Missned, potente ed elegante moglie dell’emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani.