Dopo pochi mesi dall’omologa del concordato da parte del Tribunale di Bologna (si veda altro articolo di BeBeez), il gruppo Maccaferri torna sul mercato e trova subito tre fondi statunitensi interessati all’acquisto.
Lo rivelano a BeBeez fonti vicine all’operazione, dopo le indiscrezioni riportate da Reorg e riprese dal Sole 24 Ore, secondo cui il fondo Usa Carlyle Global Credit Investment Management, l’hedge fund britannico Man GLG e il newyorkese Stellex Capital Management, riuniti in Ad Hoc Group, che dallo scorso anno controllano il gruppo attraverso OM Topco sarl, hanno assunto Lazard come advisor finanziario e DLA Piper e Latham Watkins come advisor legali per valutare opzioni di m&a ed eventualmente di vendita.
I tre fondi, lo ricordiamo, erano originariamente i principali sottoscrittori del bond da 190 milioni di euro cedola 5,75% a scadenza 2021 emesso nel 2014 dal colosso storico dell’ingegneria, che offre soluzioni avanzate ai mercati delle costruzioni civili, geotecniche e ambientali con 23 stabilimenti in quattro continenti, oltre 3.000 dipendenti e una presenza diretta in 70 Paesi e commerciale in oltre 140. I fondi si erano aggiudicati il 100% del capitale sociale di Officine Maccaferri a seguito dell’asta indetta dal Tribunale a inizio dicembre 2020, impegnandosi a ricapitalizzare il gruppo al momento dell’ottenimento dell’omologa con le risorse necessarie a dare atto al piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). I tempi poi si sono allungati perché il Tribunale ha respinto al mittente due volte il piano concordatario, chiedendo delle modifiche, sino a quando nel luglio 2021 Officine Maccaferri ha depositato un’ultima nuova versione del piano (si veda altro articolo di BeBeez), che finalmente ha appunto incontrato il benestare del Tribunale, che quindi nell’ottobre dello stesso anno ha poi ammesso il gruppo alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale. Poi, a inizio aprile 2022 è arrivato l’ok dei creditori ai piano, l’intero capitale della società è stato trasferito alla newco OM Topco sarl e il Tribunale di Bologna ha appunto emesso il decreto di omologa del concordato (si veda altro articolo di BeBeez).
Poco dopo, sempre a ottobre 2022, come previsto, l’assemblea straordinaria dei soci ha approvato ed eseguito l’aumento di capitale da 60 milioni di euro, interamente versato dagli stessi tre fondi (si veda qui il comunicato stampa). In quell’occasione l’assemblea ha anche nominato il nuovo consiglio di amministrazione della società, composto da Sergio Iasi (presidente), Karthik Achar, Adnan Khalef e Lapo Vivarelli Colonna, confermato amministratore delegato. In ultimo, l’assemblea ha nominato il collegio sindacale, composto da Mario Ravaccia (presidente), Luca Guarna e Leonardo Fedrini.
Lo scorso marzo, poi, cioé a sei mesi dall’omologa, come previsto dal piano concordatario, Officine Maccaferri ha proceduto ad attribuire ai creditori chirografari ricompresi nella Classe 2 (cioé i titolari del bond da 190 milioni), obbligazioni di nuova emissione per un valore di 60,45 milioni di euro a scadenza 2024 e cedola 5,75%, che sono state ammesse a negoziazioni e quotazione sul mercato Vienna MTF dallo scorso 17 marzo (si vedano qui il comunicato stampa e qui l’avviso di scambio). I bond sono stati attribuiti a titolo di datio in solutum ai sensi della legge italiana, per un valore pari al 30% del controvalore complessivo (capitale più interessi) delle vecchie obbligazioni in capo agli obbligazionisti che hanno così rinunciato a una quota pari al 70% del credito capitale e interessi.
Il momento per mettere sul mercato Maccaferri sembra effettivamente quello giusto, visto che i numeri di bilancio sono in deciso recupero dopo la contrazione registrata a seguito della crisi finanziaria prima (2019) e dalla pandemia poi (2020). Il fatturato nel 2022 ha infatti raggiunto circa 640 milioni di euro, di gran lunga il risultato migliore di 144 anni di storia dell’azienda, fondata nel 1879, come riferito dall’ad in un’intervista a Repubblica a fine gennaio, che ha aggiunto: “Chiusa l’omologa del concordato ci concentriamo sul nostro piano di crescita, che tra 2025 e 2027 dovrebbe portarci a superare il miliardo di ricavi. Ci arriveremo sia con crescita organica che con acquisizioni, perché l’azienda è molto ben posizionata per crescere più rapidamente del mercato e diventare aggregatore. Vogliamo consolidare la nostra posizione in Europa, crescere in Asia e Oceania ed entrare meglio in un mercato consolidato come il Nord America, continuando a investire nell’innovazione con un occhio attento alla sostenibilità”.
Anche la redditività è cresciuta: l’anno scorso il gruppo ha portato a casa un ebitda di oltre 80 milioni, dopo aver chiuso il 2021 con 57,6 milioni di euro di ebitda a fronte di poco meno di 529 milioni di ricavi netti (dai 389 milioni del 2020) e un debito finanziario netto di 184,4 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Ricordiamo che la cessione di Officine Maccaferri ai tre fondi anglosassoni era avvenuta all’interno del dissesto che aveva colpito Seci, la holding della famiglia Maccaferri che controllava l’intero gruppo, un colosso da oltre un miliardo di fatturato e 4.500 dipendenti in tutto il mondo schiacciato da circa 750 milioni di debiti. La holding è dichiarata fallita dal Tribunale di Bologna nel luglio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez), con la Corte d’Appello di Bologna che nel novembre 2021 ha respinto il ricorso della società contro la sentenza, confermandone quindi il fallimento (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso dicembre Apollo Global Management, attraverso Apeiron, il suo advisor esclusivo per l’Italia, ha messo sul piatto un’offerta per260 milioni di euro, per rilevare attivi e passivi della holding e da allora la proposta è al vaglio dei tre curatori fallimentari, Claudio Solferini, Enrica Piacquaddio e Antonio Rossi (si veda altro articolo di BeBeez). Dopodiché, se il parere sarà positivo, allora l’offerta potrà essere sottoposta al voto dei creditori. Secondo quanto risulta a BeBeez, il fondo pagherebbe il 21% del valore dei crediti chirografari tutto subito in contanti, appena dopo l’omologa.
Intanto stando andando al loro posto anche gli ultimi pezzi del puzzle anche per anche per un’altra controllata della galassia Maccaferri, cioé per SEI spa, la holding nella quale nel 2017 sono confluiti alcuni degli immobili più pregiati del gruppo. Tra questi ci sono la storica sede di via degli Agresti, gli uffici in piazza Galilei e poi la villa di via Santa Margherita al Colle. Secondo quanto riferito lo scorso febbraio dal Corriere della Sera edizione di Bologna, Sagitta sgr (gruppo Arrow Global) ha messo sul piatto 35,5 milioni di euro per acquistare tutti gli attivi e coprire l’intero stato passivo della società. La proposta di Sagitta è stata inserita nel piano concordatario della società ora al vaglio dei creditori. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal Resto del Carlino sembra emergere un certo ottimismo sul risultato della votazione, il cui iter si concluderà in venti giorni di tempo.