Eccoci vi mando due righe, così riesco a spiegare meglio. Mi accorgo che non è sempre facile spiegare tutto… Intanto cosa sto venendo a fare a MIlano? Me lo sono chiesto anche io. Cioè, perché un lombardo dovrebbe interessarsi a cosa dico io, a cosa canto…
Che poi canto in diverse lingue, per un discorso di NON-omologazione, per usare il sardo come lingua viva fra altre lingue vive; perché esistono culture egemoniche, culture subalterne, lingue maggioritarie e lingue minoritarie.. e un bel giorno te lo spiegano e tante cose le capisci meglio. E ti svegli intantoche ti dicono “guardi, caro lei, in quanto sardo lei è subalterno e minoritario”. E tu esclami un bel “e sticazzi” (che suona poco isolano, ma lo diciamo pure noi!). E allora ti butti lì, con la chitarra in mano, e sforni i primi tuoi dischi da solista: il primo, “Uomini, bestie ed eroi”, nel 2018, è una deflagrazione emozionale, quasi tutto in italiano, perché ciò che proprio non vuoi è finire nel calderone dei “cantanti dialettali”
Nelle note di copertina di quel primo lavoro, scrissi che poi avrei fatto un secondo disco, dopo aver varcato il mare, (ed ecco Elusive, la colonna sonora a Mark’s Diary – 2019 – un film di Giovanni Coda, una produzione italo/britannica sul rapporto fra sessualità e disabilità che avrebbe bisogno di una mail a parte). E poi una specie di profezia! Ci sarà anche un terzo disco (ma non avevo la minima idea di come lo avrei fatto), un disco tutto in sardo. E invece… nel 2020, arriva finalmente “Prolagus”.
“Se vuoi parlare dell’Universo, parla di casa tua”, diceva Tolstoj . L’ho preso in parola! E non da solo! Nel libro che accompagna il disco ci sono saggi e interventi di Fiorenzo Caterini, di Francesco Casula, Ivo Murgia e Pier Franco Devias. Cioè abbiamo messo su una sorta di piazza virtuale, dove dircene anche di spiacevoli, non per cantarcela e suonarcela, a partire però dalle canzoni. Perché fare canzoni in sardo, in un certo modo, nel nostro tempo, è già essere “contro”.
BlogFoolk, una delle più importanti riviste nel settore, nella sua recensione, dice che ci troviamo di fronte ad un lavoro “poetico-politico”.
Ma, detto fra noi, non abbiamo avuto neppure bisogno di farne tanta, di politica! Basta essere sé stessi, in un mondo che preme per omologarti, e si è già “di rottura” (o una rottura, dipende dai punti di vista).

Quindi che vengo a fare a Milano, a Baggio, sabato 25, alle 17 e trenta, presso la Libreria Lineadiconfine, in Via Antonio Ceriani, 20 ?
Ecco, di questo parlavamo. Me lo sono chiesto anche io! Considera che i primo concerto con i brani di Prolagus l’ho tenuto a Torino, neppure a Cagliari, ed ero intimidito, non sapevo come avrebbero reagito. Invece è andata benissimo. Idem a Roma. E ho avuto tempo di mettere a fuoco il messaggio: io porto, concentrato in un canto, un invito ad autodeterminarsi in un mondo che, spesso, ti vuole diverso da te! Lo faccio con un canto… in modo pacifico, ma neppure tanto, a sentire certe canzoni … alterno dolcezza e asprezza… e canto – spesso, ma non solo – in una lingua che viene data sull’orlo dell’estinzione. Eppure il suono è tutto tranne che antico, pur rivelando forti agganci con una tradizione che non è niente affatto folklore! Cioè, mentre abbatto muri, mi metto storto e dichiaro che rifiuto di ridurmi a un brandello di me, del colore e della pasta che servirà – evidentemente – ad altri, non a me, o a noi. “I claim my right to be”, urlava poeticamente Allen Ginsberg in una sua poesia: “Io reclamo il mio diritto ad esistere”. E per questo ho scelto il prolago sardo come simbolo, perché non voglio essere come lui: estinto.
Come fare? Lo dico subito, nella canzone che apre il disco, che “in faccia al mondo lo canterò”, “chi s’amori chi provu est su mi m’at a salvai” – che l’amore che provo è ciò che mi salverà.
Ci vediamo, quindi, in quel di Baggio, a Milano … so che un tempo c’era un organo dipinto sul muro della chiesa e quando ti dicono di andare a suonare l’organo a Baggio, ti stanno in realtà mandando a quel paese. Solo che sono secoli che l’organo a Baggio c’è davvero. Mi ha invitato a suonare lassù proprio l’organista di quello strumento leggendario, Piero Angelo Ballicu, che mi ha sentito suonare quest’estate e ha deciso di invitarmi a portare la mia musica dalle sue parti. Io ringrazio tutti, ringrazio lui e la Libreria Lineadiconfine, ringrazio te … e mi preparo a cantare con voi. A sabato prossimo.