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Sul dossier si lavora da almeno 12 mesi ma adesso i tempi sono maturi. Così, in un contesto tanto complesso per le piccole e medie imprese italiane, nasce Fondo Rilancio Italia, per volontà di Green Arrow Capital sgr e della società di private equity Antares. L’obiettivo è provare a rilanciare le imprese con un fatturato superiore ai 50 milioni, che restano solide dal punto di vista industriale e del modello di business, ma fragili da quello finanziario. L’idea quindi è dunque di fornire loro il capitale necessario e rafforzarne la struttura societaria.
Il veicolo in questione è un fondo di private equity, che però può agire anche sul lato debito, che punta a raccogliere 200 milioni di euro, con un primo closing a 100 milioni, in cui entrerà anche la Cassa Depositi e Prestiti, che parteciperà fino al 49% dei fondi complessivi, nel quadro del fondo Patrimonio Rilancio.
Ricordiamo che quest’ultimo è lo strumento voluto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e gestito da Cdp; per sostenere le imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro, previsto dall’art. 27 del Decreto Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez), operativo dal luglio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). All’interno di Patrimonio Rilancio è operativo il Fondo Nazionale Ristrutturazione Imprese (Fnri) che conduce investimenti singoli di dimensioni superiori ai 30 milioni in ciascun fondo, che devono rappresentare sino a un massimo del 49% dell’ammontare del fondo (si veda altro articolo di BeBeez).
Secondo rumor di mercato, CDP avrebbe deciso di investire fino a 80 milioni di euro nell’iniziativa di Antares e Green Arrow, dei quali 49 milioni al primo closing del fondo previsto a 100 milioni. Il resto dei capitali verrà raccolto da investitori istituzionali.
“Strumenti di supporto per le pmi sono essenziali in questa fase, guidata dagli eventi eccezionali che stanno avvenendo”, ha spiegato a BeBeez Stefano Romiti, amministratore delegato di Antares, che ha aggiunto: “Pandemia, conflitto russo-ucraino, inflazione e diffusa sensazione di incertezza stanno profondamente modificando gli scenari economici nei quali le aziende, e quindi gli investitori di capitale, si sono trovati ad operare. Con il caro-tassi e dopo la crisi energetica sono sempre più le aziende in affanno. Tutto questo ha come conseguenza un’immediata esigenza di comprensione delle azioni necessarie per rimanere vivi sul mercato e una estrema difficoltà di previsione delle tendenze di medio periodo, fatto questo che ha necessariamente impattato sugli investimenti e sulla programmazione. Molte aziende si sono trovate in grave difficoltà, dovendo mettere in atto più o meno profondi piani di ristrutturazione e rilancio. Conseguentemente, Il focus degli operatori si è spostato dagli aspetti finanziari (apporto di equity e/o di debito) agli aspetti industriali sia di breve sia di medio periodo. In altre parole, la finanza da sola non basta più, è necessario avere competenze industriali e capacità di visione strategica per poter supportare imprenditori e imprese sino al ritorno a un minimo di stabilità, che comunque, di sicuro, non avverrà in tempi brevi”.
Il team del fondo è composto da professionisti e manager con competenze industriali, finanziarie e con una specifica esperienza proprio nell’ambito del rilancio di aziende. La strategia di investimento si realizzerà mediante l’assunzione del controllo della governance aziendale, quando possibile in accordo con l’imprenditore, attraverso aumenti di capitale dedicati. Ma non è escluso l’utilizzo di strumenti di debito, anche convertibili. “È proprio in questa ottica che le competenze finanziarie del team sono state integrate con professionisti che arrivano dal modo delle imprese e con specifica esperienza nell’ambito di programmi di rilancio. Vogliamo poter parlare la stessa lingua degli imprenditori e portar loro il nostro contributo e la nostra esperienza”, precisa Romiti.
E tiene a sottolineare: “L’idea è di mantenere le aziende nel Paese, prima che finiscano acquisite da realtà straniere. La raccolta dei fondi è ancora il tallone d’Achille del nostro settore: basta guardare ai numeri di Regno Unito, Francia, Germania e Spagna per rendersene conto. La sfida è quella di riuscire a convincere, anche attraverso incentivi fiscali e regolamentari, i nostri investitori istituzionali a convogliare molte più risorse in queste asset class”. Conclude il manager: “Al momento abbiamo in gestione un fondo di private debt, Antares AZ I di circa 130 milioni di euro. Il fondo è completamente investito ed è nella fase di gestione del portafoglio. Siamo soddisfatti degli investimenti effettuati e di come le società stanno rispondendo al difficile contesto economico. Di certo non è un momento facile”.
E’ stato superato da tempo invece il progetto di un fondo chiuso riservato dedicato agli UTP delle banche nel settore lusso, con una dotazione target di 300 milioni di euro su cui, a giugno 2020, Antares Advisory stava lavorando (si veda altro articolo di BeBeez). Romiti spiega infatti che quello è un “progetto che è stato accantonato perché ad un certo punto le banche hanno cessato di conferire crediti e hanno preferito cederli ai servicer”.
Quanto agli altri investimenti di Patrimonio Rilancio, ricordiamo che CDP ha già fatto da anchor investor nei casi del Flexible Capital Fund di DeA Capital Alternative Funds sgr (si veda altro articolo di BeBeez); del fondo GAP di Anthilia Capital Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez); del Capitale Rilancio Fund di illimity sgr (si veda altro articolo su BeBeez); di Equor I, il primo fondo di Equor Capital Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez); dell’ultimo fondo lanciato da Pillarstone (si veda qui il video della tavola rotonda dei 10 anni di BeBeez sui distressed assets); e del secondo fondo di rescue financing lanciato lo scorso 15 giugno da Azimut Investments sa in collaborazione con Muzinich (si veda altro articolo di BeBeez).