Burgo, holding industriale dell’omonimo gruppo cartario, attivo anche nell’energia, controllata dal fondo di turnaround QuattroR e partecipato dalla famiglia Marchi, ha incassato un finanziamento con garanzia Sace da un gruppo di banche (si veda qui il comunicato stampa). Nell’ambito dell’operazione, sono altresì stati ridefiniti alcuni termini degli accordi finanziari in essere con le banche finanziatrici esistenti.
Tutte le e banche, sia quelle esistenti sia quelle del nuovo pool, sono state assistite da White & Case. Lo Studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners ha affiancato Burgo Group spa.
La nota diffusa nel maggio 2019 da Burgo sui dati di bilancio ricordava che il 12 marzo 2019 il gruppo aveva sottoscritto un aggiornamento degli accordi in essere con gli istituti di credito relativamente alle linee di breve termine. L’accordo successivo prevedeva linee di credito a breve per totali 200 milioni in scadenza il 31 marzo 2022.
Ricordiamo che QuattroR aveva annunciato l’acquisizione della maggioranza di Burgo nel settembre scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, QuattroR aveva investito 70 milioni di euro in aumento di capitale attraverso la newco BG Holding srl, partecipata pariteticamente dal fondo e dalla Holding Gruppo Marchi spa che fa capo all’omonima famiglia. La newco ha acquisito il 91% di Burgo Group e a inizio 2021 è salita al 91,7% (come spiegato a pag. 26 del bilancio 2020). La quota è tutta in pegno a Mediobanca, Unicredit, Banco BPM, CR Bolzano e Banco di Sardegna, che hanno rifinanziato il gruppo, mentre il resto del capitale è distribuito tra Mediobanca, Generali (attraverso Allegro sarl), Unicredit e Italmobiliare, oltre che tra azionisti privati minori. Complessivamente il gruppo può contare oggi su circa 700 milioni di euro di linee di credito fra breve e medio termine.
L’aumento di capitale sottoscritto da QuattroR ha permesso una significativa riduzione del debito esistente per Burgo con la conseguente uscita del gruppo dal piano di risanamento ex art. 67 del 2015, il cui debito è stato interamente rimborsato.
Nel quadro dell’operazione poi chiusa il 30 ottobre 2020, QuattroR aveva infatti rilevato parte degli strumenti partecipativi sottoscritti dagli istituti finanziari in occasione del piano di risanamento ex art. 67 della Legge Fallimentare sottoscritto nel 2015 (si veda altro articolo di BeBeez), oltre che tutti i 54 milioni di euro nominali di strumenti partecipativi posseduti da Pillarstone Italy, che a sua volta li aveva rilevati nel 2015 da Unicredit e Intesa Sanpaolo, insieme ai crediti verso Orsero, Cuki, Lediberg, Manucor e Alfa Park, per un monte crediti complessivo di un miliardo di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2015 erano stati convertiti in strumenti finanziari partecipativi 200 milioni euro di debiti a medio e lungo termine. A seguito della conversione, Burgo aveva ridotto il suo debito da circa 900 milioni di euro a 690 milioni.
Fondata nel 1905, Burgo Group è uno dei principali produttori e distributori europei di carte grafiche e speciali e partner di riferimento nei settori della grafica, della stampa, dell’editoria e dell’imballaggio. Con un network composto da 11 stabilimenti in Italia, uno in Belgio e un organico complessivo di circa 3.400 persone (di cui 2.800 in Italia).
Nel 2020 gli effetti del Covid si sono fatti sentire sui conti del gruppo, che ha chiuso l’anno con un fatturato di poco inferiore a 1,3 miliardi di euro contro gli 1,7 miliardi del 2019 (si veda qui il bilancio), generando un ebitda di 72,7 milioni contro i 134 nell’anno precedente e una perdita di 51 milioni contro un utile netto di 10 milioni del 2019. Il debito netto a fine 2020 è tuttavia calato a 454 milioni. dai 495 di 12 mesi prima, grazie soprattutto all’intervento di Quattro R.