Rigamonti Salumificio, produttore italiano di salumi specializzato nella bresaola Igp e controllato dalla brasiliana JBS, ha rilevato per 82 milioni di euro il produttore italiano di prosciutti King’s (si veda qui il comunicato stampa). A vendere è stata WRM, la società d’investimento lussemburghese che fa capo a Raffaele Mincione, che a sua volta l’aveva rilevata nell’ottobre 2020 dalla famiglia Dukcevich, a valle dell’omologa all’accordo di ristrutturazione da parte del Tribunale di Trieste (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel luglio 2020 WRM aveva messo a disposizione 40 milioni di euro per il rilancio di Kipre, depositato l’accordo di ristrutturazione dei debiti e annunciato l’imminente acquisizione della società assieme alla sostituzione dell’amministratore delegato (si veda altro articolo di BeBeez).
Il prezzo riconosciuto a WRM è in linea con il fatturato del 2020, 83,8 milioni, malgrado un ebitda negativo di oltre 30 milioni. Tuttavia l’utile netto ha toccato i 38,4 milioni in conseguenza di un risultato straordinario positivo per 71 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). In ogni caso il gruppo Kipre prevede di fatturare nel 2021 circa 110 milioni di euro.
Nell’operazione, JBS e Rigamonti sono state assistite da Brera Financial Advisory in qualità di financial advisor e da Dentons come legal advisor. Grant Thornton Italia ha seguito la struttura fiscale dell’operazione nonché le due diligence fiscali in Italia e negli Stati Uniti (ove ha operato un team di Grant Thornton US LLP). Wrm Group è stata affiancata da Gianni & Origoni per gli aspetti legali, da DLA Piper per gli aspetti fiscali, dallo studio legale Ashurst, dallo Studio SAZ, dal team Advisory M&A della direzione CIB di BPER Banca, da PwC TLS per la componente immobiliare.
L’operazione coinvolge due marchi storici: il marchio King’s, fondato nel 1907 a Sossano (Veneto), e riconosciuto dal governo italiano come “marchio storico di interesse nazionale”, e il marchio Principe, fondato nel 1945 a Trieste (Friuli-Venezia Giulia).
Dell’intervento di WRM su Kipre si parlava fin dal dicembre 2019 quando, poco prima della vigilia di Natale, era saltata la trattativa in corso con Oxy Capital (si veda altro articolo di BeBeez), così come era accaduto nell’ottobre dello stesso anno, quando era naufragata la negoziazione con il fondo QuattroR (si veda altro articolo di BeBeez).
Con presenza negli Stati Uniti e in oltre 20 paesi, King’s è il primo produttore di prosciutto di San Daniele Dop, ed è tra i nomi di spicco nel prosciutto di Parma Dop. Inoltre, King’s offre altre specialità come GranSpeck e Prosciutto Veneto Dop.
Rigamonti acquisisce così quattro stabilimenti in Italia, due in provincia di Parma, uno a Vicenza ed un quarto a Udine, oltre all’intera attività di Principe negli Stati Uniti, che comprende uno stabilimento dedicato all’affettamento nel New Jersey. Rigamonti a seguito dell’operazione, avrà anche una partecipazione indiretta, tramite King’s, del 20% in Birla, primo allevatore italiano di suini con metodi sostenibili al 100% senza antibiotici, con sedi a Mantova e Verona. L’acquisizione delle strutture e dei marchi del gruppo King’s è strategica per l’espansione di Jbs negli Stati Uniti e in Europa, ma anche in altre regioni, dal momento che Jbs avrà ora la possibilità di produrre e distribuire autentiche specialità italiane in tutto il mondo. La società brasiliana sfrutterà, inoltre, ulteriori sinergie nel mercato statunitense, dove la controllata Swift Prepared Foods sta costruendo un nuovo stabilimento di carni e salumi all’italiana in Columbia (Missouri), che dovrebbe aprire nel 2022.
Gilberto Tomazoni, ceo globale di JBS, ha commentato: “Questa acquisizione è in linea con l’approccio strategico di crescita in prodotti ad alto valore aggiunto. Ci pone tra i leader della “salumeria” italiana e fa leva sulla nostra strategia commerciale negli Stati Uniti, dove stiamo investendo 200 milioni in uno stabilimento di specialità italiane. Il potenziale di crescita dei marchi King’s e Principe in Europa e negli Stati Uniti è enorme”.
Claudio Palladi, ceo di Kipre, ha aggiunto: “Siamo certi che JBS lavorerà per preservare il valore intangibile dei nostri marchi e prodotti con certificazione di origine, tutelando la storia di queste autentiche componenti del patrimonio italiano, come ha già fatto con Rigamonti”.
Rigamonti, fondata nel 1913 e con sede a Montagna in Valtellina (Sondrio), è leader mondiale nella produzione di bresaola. Ricordiamo che nell’ottobre 2019 ha acquisito Brianza Salumi, società specializzata nella produzione e distribuzione di salumi biologici e a basso contenuto di sale (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo Kipre comprende Kipre Holding spa e le controllate Principe di San Daniele spa, King’s spa e Sia.Mo.Ci. srl. Nel febbraio 2017 Kipre aveva ricevuto un finanziamento da 18,6 milioni da Sace e Banca Akros (Gruppo Banco Bpm), per sostenere l’approvvigionamento delle materie prime e lo sviluppo del magazzino prodotti finiti, mantenere il presidio nei mercati europei e statunitense ed espandersi verso nuovi Paesi target (Canada, Messico e Russia). Il gruppo ha chiuso il 2017 con 165 milioni di fatturato, un ebitda di 7 milioni e 130 milioni di debito netto (di cui 71 verso le banche e 46 verso i fornitori).
Il gruppo Kipre aveva comunicato la sua crisi con un annuncio a pagamento pubblicato sul Sole 24 Ore nel dicembre 2018, cogliendo di sorpresa dipendenti e sindacati. Nell’annuncio i due imprenditori si rivolgevano alla società e alla comunità finanziaria italiana, per denunciare il fatto che uno di 5 istituti bancari che avrebbero dovuto sostenere un “oculato piano industriale di crescita” si era ritirato facendo naufragare l’intera iniziativa. Nel gennaio 2019 Kipre Holding aveva chiesto l’ammissione al concordato in bianco al Tribunale di Modena, che aveva dato il via libera il 31 gennaio al “concordato di gruppo”, ossia per Kipre e le sue controllate, fissando il 29 marzo come data entro la quale sarebbe dovuto essere presentato ai giudici il piano industriale. A fine febbraio 2019, però, il Tribunale di Modena aveva inviato al Tribunale di Trieste tutta la documentazione per “non pertinenza sugli eventi descritti”.