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Ci sarebbe anche il 30% di CDP Equity nel mare magnum di partecipazioni pubbliche che il governo Meloni ha intenzione di disinvestire per raggiungere entro il 2026 l’obiettivo di incassare una cifra pari all’1% di PIL nei prossimi tre anni (circa 20 miliardi di euro) da privatizzazioni, per abbattere il peso del debito pubblico e ridurre il rapporto debito/PIL, così come indicato nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef), pubblicata a fine settembre.
Raggiungere quella cifra non sarà certo semplice, sebbene ci sia tempo tre anni. E poi, come specificato sempre nel Nadef, a quella cifra si deve arrivare senza contare le dismissioni immobiliari, che dovrebbero garantire altri 2,5 miliardi nel triennio. Tuttavia, anche le dismissioni che sulla carta potrebbero essere considerate più semplici, come appunto la quota di CDP Equity, nella realtà non saranno una passeggiata. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza, infatti, le casse di previdenza a cui è stata sottoposta l’offerta avrebbero declinato, di fronte a una richiesta di investimento minimo di 250 milioni di euro, giudicato troppo alto.
D’altra parte, nella Relazione finanziaria annuale 2022 si legge che, a seguito della fusione in CDP Equity di CDP Industria spa, holding di partecipazioni che deteneva il 71,32% di Fincantieri e il 12,82% di Saipem, il valore delle partecipazioni detenute a fine anno era di poco meno di 9 miliardi di euro. Il che significa che un 30% vale circa 2,7 miliardi.
Il progetto di dismissione sarebbe stato presentato nelle scorse settimane dal ceo Francesco Mele, che. anche direttore investimenti di CDP ed è alla guida di CDP Equity da poco più di un anno (si veda altro articolo di BeBeez), e da Fabio Barchiesi (direttore sviluppo di CDP Equity).
Cassa Depositi e Prestiti, che a oggi controlla al 100% CDP Equity, si sarebbe rivolta in particolare a Enpaia (lavoratori agricoli), Cassa Forense (avvocati), Inarcassa (ingegneri e architetti), Cnpadc (commercialisti) ed Enpam (medici e odontoiatri). Tutte casse alle cui porte a vario titolo CDP e il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno già bussato più volte negli ultimi mesi per trovare supporto nell’ambito della riorganizzazione delle sue partecipazioni e per il supporto a operazioni di sistema.
Ricordiamo, per esempio, che nel marzo 2022 CDP era scesa al 55% di Fondo Italiano d’Investimento sgr, cedendo quote a Enpaia ed Enpam, oltre che a Banco BPM e BPER, che avevano anche rilevato la quota di Confindustria (si veda altro articolo di BeBeez). Mentre i principali fondi pensione e casse di previdenza sono stati contattati di recente da F2i sgr, che si dice stia puntando a raccogliere un miliardo di euro per un nuovo veicolo infrastrutturale ad hoc con il quale partecipare all’operazione NetCo di TIM, al fianco del MEF e KKR (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che CDP Equity, nella cui squadra dal 2 ottobre è presente anche Fabrizio Armone nel ruolo di direttore dei rapporti con co-investitori e fundraising (si veda altro articolo di BeBeez), investe sia direttamente nel capitale di aziende sia indirettamente in società di gestione di fondi di private equity, venture capital e infrastrutture dei quali fondi è anche anchor investor (si veda qui la struttura del gruppo al 30 giugno 2023).
Su quest’ultimo fronte, in particolare possiede partecipazioni in Fondo Italiano d’Investimento sgr (55%),CDP Venture Capital sgr(70%) e F2i sgr (14%), mentre nel corso dell’ultimo anno e mezzo ha disinvestito dal capitale di FSI sgr e di QuattroR sgr, cedendo le sue quote, rispettivamente del 39% e del 40%, alle loro società di gestione. Quanto alle partecipazioni dirette, la società possiede, fra le altre, il 51% di HRA che controlla Autostrade per l’Italia, il 60% di Open Fiber e il 99,5% di Ansaldo Energia e, tra le società quotate, quote in Webuild, Nexi ed Euronext (oltre a come detto le quote in Fincantieri e Saipem).