di Stefania Peveraro
direttore di BeBeez
founder di EdiBeez srl
Cari lettori,
Torna l’attenzione del private equity sul settore fintech dopo l’annuncio di giovedì 26 aprile della firma dell’accordo tra il fondo FSI e Bancomat per un investimento sino a 100 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione era attesa, dopo la firma di una lettera d’intenti che risale alla scorsa estate, ma non era scontata data la difficoltà di gestire una compagine azionaria complicata, costituita da ben 113 banche italiane, che fanno parte degli oltre 400 prestatori di servizi di pagamento che utilizzano i servizi del circuito di pagamento. D’altra parte FSI è abituato a queste sfide, visto che già aveva dimostrato di sapersi giostrare tra le banche socie di Cedacri e lo stesso team di gestione di FSI, quando ancora lavorava per l’allora Fondo Strategico Italiano controllato da CDP, aveva gestito le banche azioniste di SIA. Di esperienza nel settore poi FSI ha anche quella con BCC Pay, il business della monetica di Iccrea Banca, capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, di cui lo scorso anno il fondo ha acquisito il 60%.
E ora il prossimo deal sotto i riflettori sarà quello della monetica di Banco BPM, che ha deciso di trovare un partner per il suo business di merchant acquiring, di gestione dei pos e di distribuzione di carte di pagamento. FSI è emerso come uno dei fondi interessati al business di Piazza Meda, al fianco a colossi con un solido track record nel settore come Nexi e Worldline. La prima, paytech quotata a Piazza Affari, ma ancora controllata da un folto gruppo di fondi di private equity internazionali, a fine febbraio ha siglato ufficialmente l’accordo per acquisire da Banco Sabadell l’80% del suo business merchant acquiring sulla base di un enterprise value per il 100% di 350 milioni di euro. Nel giugno2022, invece, Nexi ha raggiunto l’intesa con BPER, sulla partnership strategica in materia di carte di pagamento.
Worldline invece è il gruppo francese, leader europeo nei pagamenti che a fine marzo ha siglato l’accordo per acquisire l’attività di . Worldline è quotata a Parigi ed è posseduta al 10,6% da Six group (l’operatore dell’infrastruttura del mercato finanziario svizzero che gestisce anche la Borsa svizzera) e al 4,4% da BPI France (l’equivalente di CDP Equity). Tutto questo per ricordarci che il fintech non è per forza appannaggio soltanto di startup o scaleup e quindi nel radar dei venture capital. Anche se resta vero che gli unicorni continuano a fare notizia. E’ stato eclatante il round da 6,5 miliardi di dollari raccolto dalla paytech Stripe lo scorso marzo, unico vero mega-round del primo trimestre dell’anno a livello globale.
Questo sul fronte caldo dei deal sulle aziende sane. Quanto invece alle società in crisi, proponiamo nell’inchiesta di questo numero un approfondimento sullo stato dell’arte dell’applicazione del nuovo Codice della crisi d’impresa, che al momento non pare aver soddisfatto le aspettative del mercato, ma che in fondo ha appena chiuso la fase di rodaggio del primo anno, per cui lasciamo il beneficio del dubbio.
Buona lettura!
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