Ennesima fumata nera per la vendita della quota del 62,4% di Banca Profilo nel portafoglio di Sator Private Equity, attraverso il veicolo Arepo BP. Lo si legge nella nota diffusa ieri dalla banca quotata a Piazza Affari, relativa ai risultati semestrali a fine giugno (si veda qui il comunicato stampa).
“Allo stato, il processo di selezione del possibile acquirente della partecipazione detenuta dalla capogruppo Arepo BP nel capitale sociale di Banca Profilo sta proseguendo in assenza di vincoli di esclusiva”. L’esclusiva concessa in precedenza, quindi, è scaduta senza nulla di fatto.
Come rivelato da MF-Milano Finanza a inizio luglio, Barents RE, riassicuratore con sede a Panama, in cordata con LMDV Capital, il family office di Leonardo Maria Del Vecchio, avevano spuntato un accordo di trattativa in esclusiva fino al 30 luglio con Arepo. Termine alla scadenza della quale la coppia avrebbe dovuto presentare un’offerta vincolante per la quota di Banca Profilo. La notizia era stata confermata da una nota di Arepo dello scorso 3 luglio che aveva appunto comunicato che nell’ambito del processo di cessione della partecipazione detenuta nel capitale sociale di Banca Profilo, già noto al mercato, era in corso una negoziazione in esclusiva i cui esiti sarebbero stati comunicati prontamente al mercato nel momento in cui se ne sarebbero verificati tutti i presupposti (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Quella del disinvestimento della partecipazione in portafoglio a Sator si sta rivelando una storia davvero infinita. Prima di questo ennesimo flop, si era chiusa senza successo la trattativa con Twenty First Capital, società di gestione francese di fondi di investimento alternativi, che agiva attraverso Fonds Archimedes (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che a fine maggio 2023, Arepo BP e Twenty First Capital avevano raggiunto un accordo vincolante condizionato per la compravendita del 29% del capitale al netto delle azioni proprie detenute da Arepo BP (si veda altro articolo di BeBeez). L’impegno di TFC a eseguire l’operazione era subordinato al fatto che Arepo BP concludesse accordi per la compravendita di almeno un ulteriore 22% del capitale sociale con investitori terzi che singolarmente non avrebbero potuto acquisire più del 9,99% del capitale. Il termine per l’avveramento delle condizioni sospensive relative all’accordo era stato inizialmente fissato al 30 novembre 2023 e poi, a seguito di richiesta di TFC, nel contesto delle interlocuzioni intrattenute con la Banca d’Italia, era stato prorogato al 20 marzo 2024. A quel punto però Arepo BP non ha accettato l’ulteriore richiesta di proroga pervenuta da TFC e ha rimesso la partecipazione su mercato. Ricordiamo che il prezzo che avrebbe pagato TFC al closing sarebbe stato pari a 0,2637 euro per azione (al netto delle azioni proprie in portafoglio), pari a una valorizzazione di circa 180 milioni per il 100% della banca.
L’offerta di TFC ricalcava quella presentata nel febbraio del 2022 sempre per il 29% da RiverRock European Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), anch’essa poi naufragata. Allora si diceva anche che un altro 30% del capitale potesse essere di interesse di una cordata di imprenditori capeggiata dai fratelli Di Terlizzi, titolari di L&B Partners e di cui avrebbe fatto parte anche un esponente della famiglia Moratti, titolare del gruppo petrolifero Saras (si veda altro articolo di BeBeez). Ma anche da quel fronte poi non si è più saputo nulla.
RiverRock aveva presentato la sua offerta dopo che un anno prima Sator aveva rifiutato l’offerta vincolante di Banor sim per rilevare il controllo della banca (si veda altro articolo di BeBeez). Contemporaneamente anche Banca Finint aveva presentato un’offerta vincolante per l’acquisto della quota di controllo (si veda altro articolo di BeBeez), ma l’offerta consisteva in una proposta mista, in contanti e carta contro carta, non preferibile per Sator, perché il fondo già in liquidazione aveva bisogno di contanti subito in cambio della sua quota. Ancora prima, nell’autunno del 2020, erano invece arrivate per Banca Profilo varie altre offerte non vincolanti da fondi italiani ed esteri, tra cui quella di Attestor Capital, che già controlla la private bank torinese BIM. Altre proposte di acquisto si diceva fossero arrivate poi da soggetti bancari come Banco Desio, Lombard Odier e Julius Baer (si veda altro articolo di BeBeez).
La volontà di Sator di disinvestire la propria partecipazione era stata comunicato al mercato a inizio giugno 2020, quando la banca aveva annunciato che il fondo Sator aveva comunicato che avrebbe verificato, “alla luce anche di preliminari interlocuzioni intercorse, l’interesse di alcuni dei propri quotisti all’investimento diretto nel capitale di Banca Profilo” (si veda altro articolo di BeBeez).
I quotisti del fondo sono riuniti nella holding Sator spa, controllata da Matteo Arpe (fondatore di Sator), sia direttamente (29,84%) sia attraverso il veicolo Mater srl (38,49%), e partecipata tra gli altri da Fabio Candeli (senior manager di Sator Private Equity e ceo di Banca Profilo), Giacomo Garbuglia (partner di Sator Private Equity), Guido Bastianini (ex ceo di MPS e Carige ed ex presidente di Banca Profilo), Paolo Rella (ceo di Blue sgr, ex Sator Immobiliare sgr), dalle famiglie Marinconda (attraverso Immobiglia srl), Angelini (attraverso Angelini Investments srl) e Brachetti Peretti (attraverso API Holding srl), da Fondazione Roma, da Massimo Moratti (attraverso CMC srl) e da Paola Santarelli (attraverso Cogesan -Costruzioni Generali Santarelli) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi regsitrati gratuitamente).
Sator spa a sua volta possiede il 15% della fintech Tinaba, che è controllata al 70% da Sator Private Equity, attraverso Arepo TI sarl, e partecipata al 15% dalla stessa Banca Profilo.
Quanto ai risultati semestrali della banca, il periodo si è chiuso con un utile netto di 5,9 milioni di euro in calo del 38,9% dall’anno prima, che aveva registrato un risultato record grazie a un apporto straordinario dell’area Finanza legato allo scenario dei tassi e dell’inflazione del periodo. Bene invece la raccolta totale dalla clientela, inclusa la raccolta fiduciaria netta, che è salita a 6,3 miliardi di euro dai 6 miliardi di fine 2023 e dai 5,8 miliardi di fine giugno 2023.