Il delisting da Piazza Affari di Pierrel, storica società farmaceutica campana che fa capo alla famiglia partenopea Petrone tramite Fin Posillipo, è ormai una questione di ore. Alla vigilia della scadenza dell’opa volontaria totalitaria lanciata a fine novembre (si veda qui il comunicato stampa), il cui termine scadrà domani, le azioni portate in adesione all’offerta hanno già superato il 90% del capitale (si veda qui il comunicato stampa), il 92% alla data di martedì scorso (si veda qui il comunicato stampa), e si avvicinano alla cosiddetta condizione soglia del 95%, non vincolante, posta dall’offerente. I titoli oggetto d’offerta sono pari al 10,05% del capitale, equivalente a 5.518.975 azioni ordinarie.
La data di pagamento del corrispettivo in contanti, pari a 1,75 euro per ciascuna azione portata in adesione all’offerta, è stata fissata al 22 dicembre.
Intermonte sim è l’intermediario incaricato del coordinamento della raccolta delle adesioni, mentre EnVent Italia sim è l’esperto indipendente incaricato di valutare la congruità, da un punto di vista finanziario, del corrispettivo dell’offerta. Deloitte Legal ha assistito PRL spa nell’ambito dell’opa, mentre lo studio Gatti Pavesi Bianchi Ludovici ha assistito il consiglio di amministrazione e gli amministratori indipendenti di Pierrel ai fini dell’emissione, rispettivamente, del comunicato dell’emittente e del parere contenente le valutazioni sull’offerta.
Pierrel, fondata nel 1948 e con sede legale a Capua (Caserta), è uno dei principali produttori mondiali di anestetici dentali a marchio proprio, tra cui Orabloc, commercializzato nella maggior parte dei mercati internazionali, soprattutto negli Stati Uniti. L’azienda è anche specializzata nella ricerca e sviluppo e nella produzione farmaceutica per conto terzi di medicinali e nello sviluppo, registrazione e licensing di nuovi farmaci o formulazioni. È stata quotata a Piazza Affari nel 2006 e così, dopo diciassette anni di quotazioni, si appresta a lasciare la Borsa.
L’obiettivo dell’operazione è quello di continuare a far crescere Pierrel e di farla diventare uno dei principali player mondiali del suo settore di riferimento, come spiegato dall’amministratore delegato Raffaele Petrone nel bilancio consolidato del 2022 di Fin Posillipo (si veda qui la presentazione): “Gli obiettivi per il 2023 punteranno soprattutto allo sviluppo internazionale della Divisione “Commercializzazione e Distribuzione – Pharma” sia attraverso attività di merger & acquisition in Europa sia attraverso la crescita del business delle realtà del Gruppo Petrone già presenti nei diversi Paesi (Europa, Usa e Area Asia-Pacifico)”.
Il Gruppo Petrone, titolare delle omonime farmacie napoletane, è presieduto dal padre di Raffaele, Carmine Petrone, ed è entrato in Pierrel nella primavera del 2008 (si veda qui il comunicato stampa dell’epoca). Da allora si è via via rafforzato nel capitale sino a diventarne il socio di maggioranza, di comune accordo con il socio storico Rosario Bifulco, vice presidente esecutivo di Clessidra Private Equity sgr, tramite Bootes srl.
Fin Posillipo, nata come holding di partecipazioni in attività industriali, si sta trasformando sempre più in una finanziaria pura. La società ha investito, infatti, nella start-up napoletana 1000Farmacie, il marketplace che unisce le migliori farmacie italiane su un’unica piattaforma online, guidata e fondata da Nicolò Petrone. L’operazione risale al 2020 ed è stata effettuata tramite un round seed di 1,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). A questo è seguito un round di serie A da 15 milioni di dollari guidato P101 sgr, attraverso il suo secondo veicolo P102, assieme a Italia 500, fondo di venture capital istituito da Azimut Libera Impresa sgr e gestito in delega da P101, e a HBM Healthcare Investments, uno dei principali investitori mondiali nell’innovazione sanitaria, quotato a Zurigo (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’anno ha completato il round di serie A incassando un’ulteriore tranche da 10 milioni di dollari, cui hanno partecipato GG 1978, P101, con i fondi P102 e ITA 500, Azimut, HBM Healthcare Investments, LIFTT, IAG, Club degli Investitori, Healthware Ventures e Feel Venture.
Fin Posillipo ha poi investito in Newcleo, start-up italo-britannica nata nel 2021 con l’obiettivo di sviluppare reattori nucleari di quarta generazione, il cosiddetto “nucleare pulito”, che contribuiscano a eliminare la dipendenza dai combustibili fossili riutilizzando le scorie inquinanti per produrre altre energie, che l’anno scorso ha chiuso un maxiround da 300 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez) annunciato sempre nel 2022 (si veda altro articolo di BeBeez) e ora sta chiudendo la raccolta di un megaround da un miliardo di euro annunciato lo scorso marzo (si veda qui altro articolo di BeBeez), dopo aver firmato due mesi fa un accordo di collaborazione e investimento con Tosto Group, leader nella produzione di componenti grandi e in pressione nei settori chimico, oil & gas ed energetico, compreso il settore nucleare (si veda altro articolo di BeBeez).
Fin Posillipo ha registrato nel 2022 ricavi per quasi 530 milioni di euro, in crescita del 4,5% rispetto all’esercizio precedente, un ebitda superiore a 28 milioni e un indebitamento finanziario netto di circa 146 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).