
ION Investment, il fornitore tecnologico globale del settore finanziario, fondato più di 20 anni fa dall’imprenditore italiano Andrea Pignataro, supportato dal fondo di Singapore GIC e dal fondo FSI, guidato da Maurizio Tamagnini, ha vinto la battaglia per Cerved.
Con uno scatto finale, ieri hanno infatti raggiunto il 78,9% del capitale le adesioni all’opa lanciata dal veicolo Castor Bico spa.

Ricordiamo che Castor Bidco spa fa capo per il 91% a ION Investment e per il resto a GIC (6,32%) e ad altri investitori istituzionali. Mentre FSI ha un accordo con ION per cui FSI si impegna a sottoscrivere, a fronte del versamento di 150 milioni di euro, un bond emesso da Castor Bidco Holdings Limited, controllante diretta di Castor Bidco spa, riscattabile o convertibile in azioni di categoria speciale della stessa Castor Bidco Holdings. Il fondo FSI a sua volta possiede anche una quota del 9% nel veicolo che ION ha utilizzato per acquisire Cedacri, il gruppo specializzato nella fornitura in outsourcing di servizi informatici e di back office alle banche di cui il fondo FSI possedeva il 27,1% (si veda altro articolo di BeBeez). FSI ha infatti reinvestito in DGB Bidco Holdings Limited, il veicolo di diritto irlandese con il quale ION ha condotto l’acquisizione.
Soltanto mercoledì sera mancavano all’appello ancora più della metà delle adesioni necessarie perché si potesse raggiungere la nuova soglia minima del 66,67% del capitale, considerata irrinunciabile affinchè l’opa fosse valida (si veda altro articolo di BeBeez). Ma appunto, invece, ieri è arrivata l’adesione in blocco di un gran numero di investitori rimasti in forse sino all’ultimo, dopo che un primo nutrito gruppo di investitori aveva già deciso in questo senso nei giorni scorsi, a seguito dell’ultima modifica alle condizioni d’opa annunciate in corsa da Castor Bidco lo scorso venerdì 3 settembre.
Il prezzo d’opa era stato infatti rialzato da 10,20 a 10,5 euro per azione, ma solo in caso di adesioni superiori al 90% dell’offerta, e contestualmente è stata ridotta la soglia minima di adesione appunto al 66,67%, in modo da consentire a Castor Bidco di disporre di diritti di voto sufficienti per approvare le delibere di competenza dell’assemblea straordinaria, inclusa l’eventuale delibera di fusione funzionale al delisting.
Visto che non è stato raggiunto il 90%, agli aderenti all’opa andranno quindi 10,2 euro ad azione. A quel prezzo l’equity value è di 1,991 miliardi di euro e, considerando 560 milioni di posizione finanziaria netta, l’enterprise value è di 2,55 miliardi.
Per il momento, dunque, Castor Bidco sborserà 1,57 miliardi di euro. Ma il conto complessivo si attesterà attorno ai 2 miliardi di euro nel caso in cui, in seguito alla fusione, la restante parte del capitale di Cerved si avvarrà del diritto di recesso, consentito nel caso in cui un merger comporti come previsto l’uscita dal listino.
Intanto ieri il titolo del gruppo specializzato in business information e credit management a Piazza Affari ha chiuso in ribasso dell’1,65% a 10,11 euro.
L’offerta, partita il 16 luglio e il cui termine originario era fissato per il 5 agosto (si veda altro articolo di BeBeez), era già stata prorogata una prima volta al 31 agosto. Successivamente, il 29 agosto, l’offerta era stata nuovamente prorogata a oggi, con in più un primo ritocco al rialzo del prezzo, da 9,5 a 10,20 euro e un innalzamento della soglia minima di adesione dal 50% + 1 azione all’80% (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che il nuovo prezzo era stato giudicato congruo ma appena sufficiente dal consiglio di amministrazione di Cerved (si veda altro articolo di BeBeez), che invece non si è pronunciato a proposito dell’ultima modifica alle condizioni d’opa.
Cerved entra così a far parte di ION, un gruppo europeo che ha chiuso il 2020 con un ebitda 2020 di ben 1,4 miliardi a fronte di un cash flow di 1,2 miliardi e oltre 2 miliardi di dollari di ricavi. Numeri che portavano a una valutazione di gruppo di 35 miliardi di dollari, di cui 27 miliardi di equity value (si veda altro articolo di BeBeez) e a cui vanno ora sommati quelli di Cedacri e di Cerved, valutati rispettivamente 1,5 miliardi e appunto 2,55 miliardi
Così come per Cedacri, si apre ora anche per Cerved un nuovo capitolo di crescita, questa volta internazionale. In particolare, questa evoluzione riguarderà sia l’attività di business information, che è uno dei core business di ION, sia l’attività di credit management che sinora ION non conduceva, per la quale il management di Cerved in precedenza avviato un progetto di cessione (si veda altro articolo di BeBeez) e che invece ora ION manterrà all’interno del gruppo. Secondo quanto risulta a BeBeez, l’idea è utilizzare la controllata Cerved Credit Management come piattaforma di espansione internazionale e di consolidamento del settore e quindi acquisire, partendo da Cerved, più target in Europa attivi nella gestione del credito non-performing e Utp.
Una storia, quella di Cedacri e ora quella di Cerved, che ripete quella già vissuta da altri due campioni del tech italiano che lo stesso team di FSI tempo fa, quando ancora lavorava per Fondo Strategico Italiano, ha fatto crescere in portafoglio e che oggi hanno fatto il balzo internazionale: la ex Metroweb, oggi OpenFiber, con Macquarie, arrivata in staffetta a Enel; e Sia, destinata a fondersi con Nexi e Nets.
Ricordiamo infatti che il team di FSI, quando ancora lavorava per Fondo Strategico Italiano, aveva investito in Metroweb nel 2012, quando valeva 450 milioni di euro e l’ha poi fatta crescere e ceduta infine nel 2016 a Cdp ed Enel che l’hanno poi fusa in Open Fiber (si veda altro articolo di BeBeez) e a cui è stato assegnato un equity value di 5,3 miliardi, nell’operazione che ha visto Macquarie acquistare da Enel il 40% del cpiatale e Cdp acquisire il restante 10% della partecipazione residua di Enel (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre il team di FSI quando ancora lavorava per il Fondo Strategico Italiano, aveva investito in Sia nel 2013 quando contava 1500 dipendenti (si veda altro articolo di BeBeez), mentre oggi ne conta 3500, si sta per sposare con la paytech quotata a Piazza Affari Nexi (si veda altro articolo di BeBeez) che a sua volta si è già fusa con la danese Nets (si veda qui il comunicato stampa) e il gruppo si trasformerà nella più grande piattaforma paytech a livello pan-europeo (si veda altro articolo di BeBeez).