Unigrains, storica holding di investimento francese specializzata nella filiera agroalimentare, punta sino a 100 milioni di euro sull’Italia da investire nei prossimi 5 anni in pmi del settore agro-alimentare. Un’iniziativa che arriva a valle di un primo esperimento di successo condotto attraverso il Fondo Agroalimentare I, fondo chiuso di private equity di cui Unigrain era stato anchor investor nel giugno 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) e che aveva poi raccolto capitali anche da terzi investitori, chiudendo la raccolta nel dicembre 2019 per un totale di 55 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
“Invece di sponsorizzare il lancio di un nuovo fondo dedicato all’Italia che investa nel settore, abbiamo ritenuto più efficiente investire direttamente nelle aziende italiane, così come facciamo dal 1963 in Francia”, ha spiegato a BeBeez Maxime Vandoni, ceo del Gruppo Unigrains, che ha aggiunto: “Quando abbiamo iniziato a lavorare in Italia era il 2016 e per noi era un nuovo mercato e quindi abbiamo preferito distribuire il rischio con altri investitori. Ma abbiamo visto che siamo stati in grado di portare a casa ottimi risultati e ci sembra il momento giusto, quindi, per continuare da soli. Abbiamo quindi costituito la società Unigrains Italia spa, con l’ambizione di investire da 80 a 100 milioni di euro in 5 anni, direttamente e con mezzi propri, in una dozzina di pmi italiane e mid-cap nel settore agroalimentare, lungo tutta la catena del valore agroalimentare al fine di sostenere i loro progetti di sviluppo attraverso la crescita esterna, crescita organica, internazionalizzazione o trasmissione generazionale, sempre in accompagnamento agli imprenditori. Il lancio di Unigrains Italia è un primo passo nell’ambizione di Unigrains di affermarsi come investitore-partner di riferimento per le aziende agroalimentari dell’Europa occidentale”. E infatti, ha detto ancora Vandoni, “stiamo studiando un’operazione analoga anche in Spagna“. A oggi Unigrains vanta un portafoglio da 1,2 miliardi di euro rappresentato da partecipazioni in 80 società, per la maggior parte in Francia, ma indirettamente, anche in Italia e in Spagna. A fine anno il 2022 si chiuderà con investimenti complessivi per un totale di 160-170 milioni.
Ed Eric Thirouin, presidente di Unigrains, ha dichiarato: “Poiché operiamo in mercati sempre più internazionali, Unigrains deve rafforzare il suo sistema e la sua presenza in Europa. L’Italia, grazie alla sua grande vicinanza geografica e culturale, presenta molte opportunità per lo sviluppo delle nostre aziende partner francesi e viceversa. Il modello innovativo di Unigrains Italia, finanziato esclusivamente attraverso fondi propri, ci assicura la libertà di scegliere e sostenere le aziende italiane che sono significative per Unigrains e che condividono i nostri valori e la nostra visione dell’evoluzione del settore agroalimentare per avere successo insieme.”
Francesco Orazi, a capo del team del fondo FAI, che continuerà a gestire il portafoglio del fondo e che gestirà gli investimenti di Unigrains Italia, con il ruolo di direttore, ha aggiunto: “Mentre abbiamo già dimostrato l’importanza del nostro approccio in Italia attraverso il Fondo Agroalimentare Italiano, oggi stiamo compiendo un altro passo ambizioso con Unigrains Italia. Le nostre risorse finanziarie, le nostre competenze settoriali e l’esperienza e la visione di unigrains ci consentiranno di supportare al meglio gli imprenditori e managers delle pmi e delle mid-cap nel settore agroalimentare. Unigrains Italia avrà un approccio di lungo termine in aziende di valore compreso tra i 30 e i 120 milioni di euro e con investimenti unitari, di maggioranza o di minoranza, compresi tra gli 8 e i 25 milioni di euro, ma anche oltre. In quest’ultimo caso lo faremo in coinvestimento con altri investitori, in particolare con soggetti che già conosciamo come gli stessi investitori del fondo FAI”. Unigrains Italia sarà gestita da Francesco Orazi, insieme a Stefano Masini e Alfredo Cicognani, che a loro volta sono soci di Unigrains e saranno coinvolti direttamente negli investimenti della società con un approccio tipico dei fondi di private equity, percependo quindi carried interest.
Ricordiamo che Orazi era stato nominato responsabile di FAI dopo essere stato capo di un team già rodato, perché tutto proveniente da Idia CA Agro-Alimentare spa, controllato dal gruppo Crédit Agricole, che era stato il primo il veicolo di investimento italiano dedicato esclusivamente all’agroalimentare e che poi è stato liquidato a seguito di modificati focus di interesse da parte della banca transalpina. Il team di Idia aveva investito a suo tempo in Mutti, Polenghi, Garbuio e Bakery. Credit Agricole è peraltro azionista storico di Unigrains, così come Natixis, BNP Paribas e SocGen, mentre il controllo è in mano alle associazioni francesi di produttori di cereali AGPB e AGPM.
Ma se il fondo è del 2018, l’impegno di Unigrains in Italia, come accennato dal ceo Vandoni, risale al 2016. Bisognava infatti aspettare i tempi tecnici della strutturazione del fondo di diritto italiano che avrebbe fatto capo alla società di gestione francese Unigrains Developpement, parte del gruppo Unigrains. Ma nel frattempo c’erano opportunità da cogliere sul mercato e quindi Unigrains ha iniziato a investire direttamente con il proprio bilancio, grazie appunto al supporto del team di Orazi.
E’ stato così che Unigrains ha condotto in Italia i suoi primi due investimenti: il primo nel 2016 in Trasporti Romagna, nel quadro di un’operazione di ricambio generazionale, con presenza nel settore trasporti e logistica dedicati all’agroalimentare, con un fatturato superiore a 125 milioni di euro; e il secondo nel 2017 in Sfoglia Torino, nel quadro di un’operazione di consolidamento settoriale di tre realtà concorrenti al fine di creare il leader del mercato italiano nel settore degli snack e pasta sfoglia surgelata. Quando poi il fondo è stato costituito, quei primi due investimenti sono stati apportati al suo portafoglio. Dopodiché sono stati condotti altri sei investimenti diretti e un totale di 18 add-on. “Il fondo FAI a oggi ha ancora 6-7 milioni di euro di dotazione, che contiamo di investire entro fine anno in altre due operazioni”, ha detto ancora Orazi, precisando che “intanto quest’anno abbiamo già condotto un disinvestimento e stiamo per concludere il secondo, con l’Irr del fondo che è di circa il 20% lordo o 15% netto“.
Quanto ai disinvestimenti, Orazi si riferisce in primo luogo alla vendita del gruppo Industrial Pack srl, produttore di packaging di alta gamma per l’industria del lusso e dell’agroalimentare, con sede ad Argelato (Bologna) di cui il fondo aveva acquisito una quota del 33% nel 2019 e che è stata interamente acquisita quest’anno da Isem srl, società di Vigevano (Milano) attiva nel packaging di lusso per prodotti come champagne, profumi e cosmetica, a sua volta passata lo scorso maggio sotto il controllo dei due fondi di diritto lussemburghese AZ RAIF II – Private Equity – Peninsula e AZ Eltif Peninsula Tactical Opportunites, istituiti da Azimut Investments sa e gestiti in delega da Azimut Libera Impresa sgr con advisory di Peninsula Capital (si veda altro articolo di BeBeez). Industrial Packaging ha chiuso il bilancio 2021 con 16,2 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 3,1 milioni e un debito finanziario netto di 6 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Quanto a Isem, ha registrato ricavi consolidati netti per 36 milioni nel 2021, con un ebitda di 7,5 milioni e un debito finanziario netto di 3,8 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
L’operazione in corso è invece la vendita di Trasporti Romagna, con sede a Malo (Vicenza), specializzata in trasporti e logistica dedicati all’agroalimentare, entrata come detto nel portafoglio di FAI nel 2016, che aveva acquisito la sua quota insieme a Intesa Sanpaolo e al fondo Atlante Private Equity, allora gestito da IMI Fondi Chiusi sgr, parte del gruppo Intesa Sanpaolo (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2016 il fondo Atlante e Intesa Sanpaolo avevano acquisito rispettivamente il 33,9% e il 16,95% di Trasporti Romagna, il FAI il 16,95% e l’amministratore delegato, Simone Romagna, attraverso FIS srl, aveva mantenuto il 32,2%. La partecipazione del fondo Atlante era poi passata ai fondi gestiti da Neuberger Berman insieme a tutte le altre partecipazioni e attività di private equity che hanno dato vita a NB Renaissance (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente la società che a sua volta ha comprato la trentina Logistica 2 e la veneta An.Ri Trans. Ora, come legge in un avviso al mercato pubblicato dall’Autorità Antitrust lo scorso 13 settembre,
a entrare nel capitale saranno i fondi Eurizon Iter e Eurizon Iter Eltif istituiti da Eurizon Capital Real Asset sgr e gestiti in delega da ITER Capital Partners, che insieme a FIS srl condivideranno il controllo della società. L’operazione si dovrebbe concludere in novembre.
In precedenza, invece, nel 2020, il fondo FAI aveva rivenduto alla famiglia Perrino la sua quota in Sfoglia Torino (si veda altro articolo di BeBeez). Le altre partecipazioni ancora in portafoglio sono: Frigomeccanica, insieme a Fondo Cresci al Sud, gestito da Invitalia; i semilavorati per gelati Albert, insieme a AZ Eltif Ophelia gestito da Azimut Investments sa; Agrimola, leader europeo nella trasformazione di castagne e nella lavorazione della frutta; Sinfo One, azienda attiva nel settore dei servizi e soluzioni informatiche, in particolare per l’industria agroalimentare; e Bassini 1963 – Glaxi Pane, leader italiano dei prodotti da forno surgelati.