Dopo aver ottenuto l’omologa del concordato lo scorso dicembre (si veda altro articolo di BeBeez), il consiglio di amministrazione di Italtel multinazionale dell’ICT, che fornisce soluzioni per le reti, i data center, la collaborazione aziendale, la sicurezza digitale e l’internet delle cose, oggi controllata da PSC Group, Clessidra Capital Credit e TIM, ha approvato il piano industriale 2022-26 contenente le linee guida per portare il gruppo fuori dall’attuale momento di incertezza e agevolare il rilancio dell’azienda, che punta a un aumento della redditività con un ebitda del 9,6% su 365 milioni di euro di ricavi nel 2026 dai 279 milioni attesi alla fine di quest’anno, con forte espansione nel mercato pubblico e privato in Italia e all’Estero, soprattutto in Spagna, Francia, Germania, Brasile, Perù e Colombia (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che nei nove mesi 2020, ultimi dati pubblici resi noti dal precedente azionista di maggioranza, Exprivia, i ricavi sono stati pari a 174 milioni con debito finanziario netto di 173,5 milioni (in calo da 182,5 milioni dello stesso periodo 2019).
Il nuovo piano industriale, presentato lo scorso luglio dall’ad Benedetto di Salvo (ex di Sirti, nominato lo scorso aprile dai nuovi azionisti, si veda altro articolo di BeBeez) alle parti sociali e al Ministero dello Sviluppo Economico, prevede, inoltre, la trasformazione e ristrutturazione dell’organizzazione interna, con investimenti in tecnologie diverse e innovative nel campo del Cloud ibrido, della sicurezza informatica, dell’IoT, dell’Analytics & Automation e della Collaboration. Il piano mette al centro “una nuova strategia di business, un ridisegno del catalogo di offerta e investimenti in ricerca e sviluppo nei settori più innovativi”, con l’obiettivo “di riposizionare l’azienda come punto di riferimento nei settori Telco, Media, Cloud, Finance, Energy, Public Sector, Sanità”, si legge nella nota diffusa.
Con la presentazione del piano industriale, “possiamo dire che entra in una nuova fase il processo di rilancio di Italtel, che progressivamente cambierà pelle per tornare ad essere, ne siamo certi, un soggetto strategico per la crescita e la digitalizzazione del Paese. Abbiamo deciso di intraprendere un percorso di trasformazione dei servizi offerti ampliando la nostra gamma di competenze e facendo leva sul patrimonio tecnologico dell’azienda”, ha dichiarato Di Salvo. “Ci focalizzeremo sullo sviluppo di soluzioni software in collaborazione con i nostri partner tecnologici e hyperscaler per accelerare l’adozione del cloud nelle aziende, semplificare e automatizzare le operation di infrastrutture complesse, estrarre valore dai dati”.
Non è la prima mossa dell’era Di Salvo, visto che a maggio la società delle tlc si è aggiudicata la gara indetta da Banca D’Italia per il rinnovo di Human Communication, la piattaforma integrata di contact center che serve oggi Banca d’Italia, Deutsche Bundesbank, Banque de France e Banco de España (si veda altro articolo di BeBeez). Già responsabile della Business Unit Digital Solutions di Sirti, Di Salvo è subentrato all’ex Ad Stefano Pileri, in carica dal 2010, nell’ambito del cambio di governance che ha visto la conferma di Claudio Calabi nel ruolo di presidente e la nomina a vicepresidente di Umberto Pesce in rappresentanza dell’azionista di maggioranza, PSC Partecipazioni.
L’implementazione del piano non dovrebbe essere messa in forse dalle difficoltà che sta incontrando in questi mesi l’azionista di maggioranza PSC, che lo scorso giugno è stato ammesso dal Tribunale di Lagonegro al concordato con riserva e che ha ottenuto 120 giorni di tempo per presentare la domanda di concordato preventivo o un accordo di ristrutturazione del debito (si vedano qui i termini per la concessione del concordato).
A questo proposito, ricordiamo che proprio lo scorso giugno, pochi giorni prima di depositare la domanda di concordato in bianco, Marco Neri, amministratore di Alpitel e Atisa, entrambe controllate da PSC, già vicepresidente di PSC, in un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza di Luca Annibaletti, coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa, e dei rappresentanti dei sindacati del gruppo (si veda qui il verbale dell’incontro), ha affermato che la società ha provveduto a dare corso a tutti i versamenti di competenza relativi a Italtel, per un totale circa 30 milioni.
Ricordiamo, infatti, che il piano concordatario di Italtel ha previsto un aumento di capitale complessivo di 56,3 milioni di euro, di cui circa 48 milioni per cassa (di cui appunto 29,9 milioni da parte di Gruppo PSC, 9 milioni da TIM, e 8,7 milioni da Clessidra) e i residui 8,5 milioni nella forma di conversione crediti da parte di Clessidra e TIM. Al termine dell’operazione, quindi, principale azionista di Italtel è PSC Partecipazioni spa con il 53,66%, seguito da Clessidra Capital Credit con il 28,62% e da TIM con il 17,72% (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre nell’incontro al MISE, Neri aveva poi aggiunto che, agli oneri connessi agli investimenti relativi alle acquisizioni, si sono sovrapposti quelli causati dalla pandemia e dai successivi e imprevedibili aumenti dei costi delle materie prime, che hanno anche inciso gravemente sulla marginalità aziendale. Ha annoverato tra le cause dell’attuale crisi finanziaria sia la ridotta remuneratività dei contratti di appalto in corso, sia un contenzioso rilevante relativo a lavori eseguiti negli Emirati Arabi tuttora di difficile soluzione. Neri ha quindi detto che, in tale contesto, non è evidentemente possibile assicurare il regolare pagamento dei creditori e pertanto è stata intrapresa un’azione conservativa del patrimonio.
Neri ha riferito anche che sono stati già ceduti alcuni asset per liberare risorse a favore dei creditori. Per esempio, lo scorso maggio è stato ceduto a Salcef per 26,6 milioni di euro il ramo d’azienda di PSC attivo nel settore ferroviario (si veda qui il comunicato stampa). Neri poi reso noto che l’attuale compagine è aperta a nuovi investitori e che appunto saranno previste ulteriori iniziative di cessione di asset nel piano di risanamento in fase di predisposizione, che dovrà essere affiancato da misure di sostegno occupazionale.
Neri ha poi aggiunto che l’esposizione debitoria di PSC è oggi di 66 milioni per prestiti obbligazionari, 93 milioni per mutui e 55 milioni per debito a breve. PSC aveva chiuso il 2020 (il 2021 non è ancora disponibile) con 389 milioni di euro di ricavi consolidati, 48,3 milioni di ebitda, un portafoglio lavori di 1,26 miliardi e debiti finanziari lordi per oltre 180 milioni (si veda qui il bilancio consolidato 2020).
A proposito di debito, ricordiamo che PSC puntava ad assicurasi 65-70 milioni di euro emettendo un bond subordinato da 65 milioni di euro a scadenza 7 anni convertibile in azioni PSC a partire dal sesto anno, per una quota di capitale pari al 20-25% del gruppo sottoscritto da Patrimonio Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez), lo strumento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere le imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro, previsto dall’art. 27 del Decreto Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez), con l’obiettivo di farsi finanziare una campagna di acquisizioni per creare un polo dell’impiantistica italiana, sulla falsariga di quanto sta facendo Webuild nel settore delle costruzioni, con il supporto di Cdp (si veda altro articolo di BeBeez). L’idea era, dopo aver acquisito Alpitel, Atisa e Italtel, continuare ad aggregare società del settore. Come possibile target si era per esempio anche parlato di Sirti, oggi in portafoglio a Pillarstone Italy, che però al momento non ha ancora voglia di disinvestire, sebbene abbia ceduto alcuni asset per focalizzarsi sul core business legato ai temi PNRR della digitalizzazione. Ricordiamo infatti che Sirti lo scorso luglio ha ceduto Sirti Energia a Mutares (si veda altro articolo di BeBeez), mentre nel novembre 2020 aveva già annunciato la vendita della sua Business Unit Trasporti a Mermec spa, gruppo che sviluppa soluzioni tecnologiche integrate per la gestione della sicurezza e il miglioramento delle reti ferroviarie del Gruppo Angel (si veda altro articolo di BeBeez).
Detto questo, nella realtà poi il contributo del Patrimonio Rilancio è stato più contenuto e sono stati sottoscritti bond PSC soltanto per 39,5 milioni. E certo ora PSC, vista la crisi, non proseguirà nella sua campagna acquisti.
Sul fronte del debito di PSC, ricordiamo anche che nel settembre 2020 PSC si era già assicurata un finanziamento da 75 milioni di euro complessivi a 6 anni garantito da SACE e messo a disposizione da un pool di banche costituito da Unicredit nel ruolo di banca agent e composto da Banco BPM, Cassa depositi e prestiti e Mps Capital Services (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2019 il gruppo aveva invece emesso un minibond da 25 milioni sottoscritto dai fondi di debito di Anthilia Capital Partners sgr, Amundi sgr eRiello Investimenti Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Per PSC si trattava della quarta emissione obbligazionaria, dopo altre tre quotate all’ExtraMot Pro. Due bond da 5 milioni di euro ciascuno erano stati emessi a dicembre 2016, uno con scadenza dicembre 2022 e cedola 5% e l’altro con scadenza 2023 e cedola 5,4% (si veda altro articolo di BeBeez). Il bond al 2022 era stato sottoscritto dai fondi Anthilia BIT e Anthilia Parallel gestiti da Anthilia Capital Partners sgr ed è dotato di garanzia da parte del Fei, mentre l’altro bond era stato sottoscritto da Banca Popolare di Sondrio. Nell’agosto 2014 il gruppo Psc aveva invece quotato all’ExtraMot Pro un minibond da 5 milioni di euro a scadenza agosto 2019 con cedola fissa del 6%. Il bond era stato interamente sottoscritto in emissione dal fondo minibond di Finint Investments sgr (si veda altro articolo di BeBeez). A dicembre 2016, poi, contestualmente all’emissione degli altri due bond, la scadenza del primo titolo era stata allungata all’agosto 2021 (si veda qui la sezione del sito di PSC dedicata agli obbligazionisti).