Eni ha firmato con BF spa, holding di partecipazioni quotata a Euronext Milan, un accordo di collaborazione per valutare lo sviluppo di colture atte alla produzione di energia in Italia, recuperando terreni degradati, abbandonati o inquinati, senza entrare in competizione con la filiera alimentare (si veda qui il comunicato stampa).
BF spa è un gruppo agro industriale, avendo nel suo perimetro tutti i soggetti della filiera dalla genetica, fino al proprio brand passando per la proprietà della terra, impianti industriali di trasformazione, una società tecnologica per l’agricoltura di precisione, la rete dei Consorzi Agrari d’Italia. La proprietà dei terreni (oltre 11 mila ettari distribuiti principalmente in 3 regioni Emilia Romagna, Toscana e Sardegna) fa capo alla controllata Bonifiche Ferraresi.
Si consolida così la collaborazione tra Eni e BF, partner nella joint venture paritetica Agri-Energy costituita a gennaio del 2021 per sviluppare sementi migliorate per la bio-raffinazione. Già nel 2022, Agri-Energy ha avviato progetti di ricerca, come quello nei laboratori a cielo aperto di Arborea, in Sardegna, dove si sperimentano colture sostenibili per la produzione energetica su un’estensione di 15 ettari. La JV promuove, inoltre, iniziative di formazione del personale e di supporto ai progetti agronomici internazionali.
Questa decisione fa seguito ai due importanti accordi che la holding basata nella città estense ha stretto con Eni e Intesa Sanpaolo un anno fa che hanno previsto l’investimento da parte di queste ultime di 60 milioni di euro a vari livelli nel gruppo BF (si veda altro articolo di BeBeez.
“Oggi rafforziamo la collaborazione con BF per un progetto che ha grandi potenzialità per il Paese, perché punta a rigenerare aree marginali, come quelle contaminate o degradate, e allo stesso tempo promuove lo sviluppo rurale e l’integrazione con l’industria energetica che sostiene la decarbonizzazione dei trasporti”, ha detto Claudio Descalzi, ad di Eni.
“L’alleanza tra Eni e BF si consolida con il Progetto Italia che dimostra il ruolo imprescindibile dell’agricoltura nella diversificazione delle fonti energetiche. Oltre alle attività di ricerca e sviluppo della joint venture nella nostra azienda in Sardegna, oggi diamo vita ad una nuova iniziativa che prevede lo studio e la successiva messa in produzione dei primi 2.000 ettari nazionali di terreni adibiti alle coltivazioni di semi oleaginosi. Il progetto permetterà di valorizzare aree abbandonate del Paese, recuperandole e inserendole in un circuito virtuoso che al contempo conferirà nuove opportunità di differenziazione delle proprie attività agli imprenditori agricoli italiani”, ha dichiarato Federico Vecchioni, ad di BF.
“La Coldiretti sostiene con convinzione questa iniziativa che ci aiuterà a riportare alla produzione terreni abbandonati in un progetto di economia circolare. L’agricoltura vuole essere protagonista del percorso di transizione ecologica e garantire nuove fonti di energia a tutti i cittadini, ribadendo ancora una volta il valore sociale del nostro lavoro” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “con Eni, BF e CAI (Consorzi Agrari d’Italia, ndr) lavoreremo anche per diffondere tecnologie digitali e di agricoltura di precisione che aiuteranno il progetto ad essere ancora più sostenibile”.
L’accordo prevede una prima fase di studio, per valutare la sostenibilità e competitività di una filiera agro-industriale da sviluppare congiuntamente che miri al recupero delle aree marginali identificate nel Paese, attraverso lo sviluppo di pratiche agronomiche sostenibili. Nei primi mesi del 2023 si intende avviare una fase pilota finalizzata alla coltivazione delle sementi, come il cartamo e la brassica da cui estrarre l’olio vegetale da conferire alle bioraffinerie di Eni, per la successiva trasformazione in biocarburanti.
Le produzioni agricole risponderanno allo schema di certificazione volontario ISCC (International Sustainability & Carbon Certification) a garanzia dei requisiti di sostenibilità e tracciabilità dei prodotti in accordo con la normativa europea in materia.
La coltivazione dei semi potrà avvenire nelle aziende agricole direttamente in capo a BF, oltre che nei consorzi, nelle cooperative e nelle organizzazioni professionali dislocate sul territorio che potranno fare rete con BF ed Eni. Gli agricoltori, inoltre, potranno contare sul supporto dei partner per introdurre pratiche innovative, dall’agricoltura di precisione al carbon farming, per ridurre le emissioni e gli sprechi nelle fasi di lavoro. Si punta in tal modo a creare un nuovo modello di business che, da un lato, garantisca l’accesso alla terra agli agricoltori creando opportunità economiche e, dall’altro, introduca tecniche e processi all’avanguardia, con l’obiettivo di contribuire a ridurre le emissioni di CO2 nei settori dell’agricoltura e dei trasporti.
Ricordiamo che BF spa, dopo aver proceduto al salvataggio del pastificio Ghigi 1870 lo scorso settembre insieme a Consorzi Agrari d’Italia (si veda altro articolo di BeBeez), nell’ultimo anno sta conducendo una serie di acquisizioni nel settore. In particolare, lo scorso luglio ha acquisito l’intero capitale sociale del produttore ferrarese di cous cous Bia da Alto Partners sgr (titolare del 95% di Bia) e Gescad (cui faceva capo il 5% residuo) per 20,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), mentre a maggio aveva acquisito il 30% di Pastificio Fabianelli spa, storica azienda di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo. Tra Fabianelli e Bonifiche esiste da anni un rapporto commerciale proficuo legato alla linea di prodotti alimentari (si veda altro articolo BeBeez). In occasione dell’operazione su Bia, l’ad Vecchioni. aveva commentato: “L’operazione si inserisce nel più ampio progetto di sviluppo di un polo cerealicolo attraverso l’integrazione delle società Ghigi 1870, Milling Hub e Pasta Fabianelli, già parti del gruppo BF, e Bia, con lo scopo di creare sinergie e garantire, insieme a BF, il presidio sull’intera filiera del frumento italiano”.
Ricordiamo inoltre che BF Holding aveva annunciato che avrebbe ceduto il 49% di Bonifiche Ferraresi entro il 2021, al fine di raccogliere circa 120 milioni di euro da investire nel Fondo Italiano Agritech & Food (FIAF) lanciato nel marzo 2021 da Fondo Italiano d’Investimento sgr, a sua volta controllata al 55% da CDP Equity (si veda altro articolo di BeBeez) e di cui BF è cornerstone investor, così come annunciato nel luglio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Obiettivo del fondo è sostenere e sviluppare il settore agritech e food, fornendo capitale per la crescita della filiera agroalimentare in un’ottica di medio-lungo periodo.
Allora era stato comunicato che il fondo avrebbe avuto un target di raccolta di almeno 250 milioni per il primo closing e di 700 milioni complessivi. Nella realtà poi gli obiettivi sono stati ridimensionati. Come si legge nel Documento informativo relativo all’investimento di BF spa nel Fondo Agritech&Food (a pag. 24 del file), il target del fondo è stato poi fissato a 300 milioni con un hard cap a 350 milioni, mentre l’obiettivo di primo closing è stato portato a 120 milioni. L’impegno di investimento di BF spa è quindi stato a sua volta ridimensionato in 60 milioni di euro. Contestualmente nell’aprile 2021 anche CDP Equity ha deliberato un investimento da 40 milioni di euro nel fondo (si veda altro articolo di BeBeez).
La cessione delle quote di Bonifiche Ferraresi da parte di BF è poi andata un po’ più per le lunghe. Gli ultimi passaggi di quote si sono visti lo scorso giugno: un 1,5% è passato a Fondazione Sardegna per 6 milioni di euro e e uno 0,625% in favore di LEB srl. In precedenza, un 1,25% è stato ceduto a Equiter – Investimenti per il Territorio, un 2,5% è andato a Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, un 1% a Defendini Logistica e un 5% a ENI.
Sempre nell’aprile 2021, poi, CDP Equity aveva deliberato la vendita dell’intera partecipazione, il 17,5%, in BF spa (si veda altro articolo di BeBeez). A comprare le quote sono state per il 5,5% ARUM spa (società dall’amministratore delegato Federico Vecchioni), e per il 6% Dompè Holdings, entrambi già azionisti di BF, rispettivamente in precedenza con il 14,3% e il 14%; mentre il 6% residuo sarà collocato presso altri investitori con un’opzione di vendita da parte di CDP Equity.