
di Giuliano Castagneto
Massimo Arrighetti (ex ceo di SIA spa) è stato nominato presidente di BCC Pay (si veda qui il comunicato stampa), la società di monetica nata all’interno di Iccrea Banca, capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, ma controllata al 60% da FSI, la sgr guidata da Maurizio Tamagnini, a seguito di un’operazione (il closing è avvenuto proprio ieri ma i termini erano stati definiti lo scorso gennaio) che ha riconosciuto a BCC Pay una valutazione di 500 milioni di euro inclusa una componente differita fino a euro 50 milioni (si veda altro articolo di BeBeez, qui il comunicato stampa di allora e qui le slide della presentazione). La partnership strategica è finalizzata all’ulteriore sviluppo in ottica fintech di BCC Pay, che oggi conta circa 4 milioni di carte di pagamento, oltre 200 mila POS e circa 50 miliardi di euro di transato annuo.
L’operazione, che ha previsto l’investimento di FSI in BCC Pay tramite il veicolo Pay Holding spa di cui Iccrea Banca detiene il restante 40%, crea una nuova realtà italiana e indipendente nel settore dei pagamenti in Italia, che ambisce a diventare un punto di riferimento nel panorama del fintech e con un approccio orientato all’innovazione e alla crescita della digitalizzazione nel nostro Paese. BCC Pay può inoltre contare su una solida posizione finanziaria e su una piattaforma IT espandibile.
L’arrivo di Arrighetti si inserisce in questa strategia. Il manager vanta infatti nel suo curriculum il merito di aver portato SIA a diventare un importante player europeo nelle infrastrutture e nei servizi innovativi di pagamento per il quale Nexi, il colosso del paytech quotato a Piazza Affari, aveva riconosciuto agli azionisti, una serie di banche, una valutazione di 3,3 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez), sebbene l’acquisizione avesse avuto luogo più di due anni dopo l’uscita di Arrighetti, avvenuta a maggio del 2018.
Peraltro fra Tamagnini e Arrighetti c’è un rapporto di lunga data. Ricordiamo infatti che il team di FSI, quando ancora lavorava per l’allora Fondo Strategico Italiano (gruppo Cdp), nel 2013 aveva investito proprio in SIA (si veda altro articolo di BeBeez).
BCC Pay si avvarrà come già noto anche delle competenze di Fabio Pugini, esperto di monetica e processi di pagamento con una militanza di 13 anni nel gruppo Bnp Paribas. Le direttrici di sviluppo della società saranno principalmente l’ampliamento dell’offerta, l’innovazione, il focus sui clienti e infine la possibilità di allargare la customer base ad altri operatori.
Le prime voci sul progetto risalgono al 2018, quando si diceva che Iccrea stesse appunto studiando un spin-off delle attività di monetica in una società ad hoc per poi cercare un investitore con il quale siglare una partnership (si veda altro articolo di BeBeez).
Le voci sull’operazione erano tornate a diffondersi lo scorso settembre, quando però si parlava della possibilità per la banca di cedere soltanto una minoranza dell’attività. Allora poi si diceva che l’intero business della monetica potesse valere attorno ai 400 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez ). Ma ci si basava soltanto sui numeri di Ventis spa, società interamente controllata da Iccrea Banca per la quale Iccrea aveva ottenuto nel 2019 da Banca d’Italia l’autorizzazione per la costituzione di un istituto di moneta elettronica (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Mauro Pastore, direttore generale di Iccrea Banca, allora ha dichiarato che prima dell’acquisizione, Iccrea Banca avrebbe trasferito a BCC Pay, nuovo nome di Ventis spa, ulteriori attività sempre nell’ambito della monetica, che attualmente sono svolte direttamente dalla banca, e per le quali al momento non sono quindi disponibili i numeri di bilancio separati ufficiali. Da qui il maggior valore dell’operazione. Nel frattempo lo scorso ottobre 2021 ha ottenuto da Banca d’Italia la licenza di IMEL. Il dg di Iccrea Banca Pastore ha spiegato infatti che la licenza ottenuta in precedenza da Ventis spa è stata fatta scadere appositamente per richiederne una nuova sotto la nuova denominazione e in vista dell’ulteriore progetto di sviluppo.
BCC Pay sarà totalmente priva di debito, in modo tale da permettere alla società di condurre gli investimenti necessari allo sviluppo, senza essere già appesantita. Il debito potrà essere contratto invece a monte, da Pay Holding, con l’impegno di equity che alla fine potrà essere attorno ai 270 milioni.
Il mercato italiano dei pagamenti digitali è in crescita e presenta livelli di penetrazione ancora inferiori rispetto alla media europea. In un contesto di continua innovazione, la partnership rappresenta un progetto italiano e indipendente, focalizzato sullo sviluppo di BCC Pay principalmente attraverso: l’ampliamento dell’offerta e il costante miglioramento del servizio (tra i nuovi prodotti allo studio, c’è il servizio Buy-Now-Pay-Later, segmento di mercato in grande crescita, con dimostrano i successi dell’italiana ScalaPay e della svedese Klarna); l’innovazione e la digitalizzazione (anche su mezzi di pagamento innovativi); il focus commerciale sulle BCC e le loro esigenze; la possibilità di allargare la customer base ad altre banche e operatori.
FSI ha infatti ormai un solido track record nel settore fintech. In particolare nell’ultimo anno ha portato a termine due investimenti e un reinvestimento. Su quest’ultimo fronte ricordiamo infatti il deal su Cedacri, il gruppo specializzato nella fornitura in outsourcing di servizi informatici e di back office alle banche di cui il fondo FSI possedeva il 27,1% (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso giugno ION Investment Group, il fornitore tecnologico globale del settore finanziario, fondato più di 20 anni fa dall’imprenditore italiano Andrea Pignataro, ha firmato infatti il closing dell’acquisizione dell’intero capitale di Cedacri, sulla base di una valutazione di 1,5 miliardi di euro. L’operazione ha comportato l’uscita dal capitale di Cedacri delle banche azioniste, mentre FSI ha reinvestito nel veicolo con il quale ION ha comprato il gruppo, per arrivare a possedere oggi il 9% del nuovo gruppo Cedacri, a fronte di un reinvestimento da parte di FSI pari a circa il doppio di quanto FSI aveva investito inizialmente in Cedacri nel gennaio 2018. Ricordiamo che allora FSI aveva comprato il 27,1% di Cedacri a un prezzo di 99 milioni di euro di equity, pari a circa 370 milioni di euro per il 100%, ai quali andavano aggiunti 59 milioni di posizione finanziaria netta positiva, per un totale di 430 milioni di enterprise value (si veda altro articolo di BeBeez). Secondo quanto risulta a BeBeez, poi, quei 59 milioni sono stati pagati alle banche venditrici come superdividendo prima del closing.
Quei numeri erano stati calcolati sulla base di un fatturato stimato 2017 di 330 milioni e un ebitda stimato di 42 milioni. Da allora, però, la società è cresciuta molto, anche per acquisizioni. Nel gennaio 2019 Cedacri aveva infatti vinto la gara per acquisire l’intero capitale di Oasi spa, la controllata di Nexi attiva nello sviluppo di soluzioni per la compliance bancaria. Oasi è stata valutata 151 milioni di euro ossia circa 10 volte l’ebitda del 2017, che era stato di 15 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2019, poi, Cedacri ha comprato anche l’88% di Cad It, leader italiano nella fornitura di software applicativo e servizi per l’area finanza di istituti bancari, pubblica amministrazione e industria (si veda altro articolo di BeBeez). Infine nel 2020 il gruppo ha siglato un accordo con Deutsche Bank per la migrazione di tutti i suoi sistemi di core banking sulla piattaforma Cedacri: si è trattato del primo grande progetto di esternalizzazione e innovazione dei servizi IT di una banca globale in Italia (si veda qui il comunicato stampa).
Peraltro Cedacri è entrata nello stesso gruppo ION che ha conquistato il controllo di Cerved, specializzato in bsuiness information e credit management, a seguito di un’opa la scorsa estate. Operazione alla quale ha partecipato anche FSI, impegnandosi a sottoscrivere, a fronte del versamento di 150 milioni di euro, un bond emesso da Castor Bidco Holdings Limited, il veicolo dell’opa (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso novembre, invece, FSI ha investito in Lynx, system integrator specializzato nella progettazione e realizzazione di soluzioni tecnologiche a supporto di grandi aziende nel settore utility, di banche, assicurazioni e pubblica amministrazione. FSI ha acquisito il 49,9% della società, investendo soprattutto in aumento di capitale, anche in questo caso per mettere l’azienda in condizioni di investire a sua volta sia in crescita organica sia per acquisizioni e creare un player di riferimento nel settore digitale in Italia (si veda altro articolo di BeBeez).