Le avance condotte negli ultimi mesi da grandi fondi di private equity internazionali hanno convinto gli azionisti di Irideos, F2i sgr e il coinvestitore fondo Marguerite, a dare mandato a Mediobanca e a ING, perché valutino le varie opzioni di valorizzazione del gruppo ICT. Lo scrive Il Sole 24 Ore
Irideos, nato nel maggio 2018 dall’aggregazione di Infracom, KPNQWest Italia, MC-link, Enter e BigTLC, tutte controllate tlc di F2i sgr e del fondo Marguerite, a cui si sono aggiunte poi Clouditalia e la sua controllata Noitel Italia, è nel mirino dei grandi fondi, in particolare statunitensi, da inizio autunno 2021 (si veda altro articolo di BeBeez).
Allora si parlava di trattative avviate con Grain Capital, operatore di private equity specializzato in media e comunicazioni, che avrebbe offerto 400 milioni di euro per l’intero gruppo. Ma in lizza ci sarebbe anche IPI Partners, lo stesso che la scorsa primavera ha comprato l’intero capitale di Supernap Italia, società specializzata nella progettazione, costruzione e gestione di ecosistemi di datacenter in Italia e che gestisce dalla fine del 2016 il datacenter di Siziano (Pavia), il più avanzato datacenter del Sud Europa (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che F2i sgr aveva comprato il 90% di KPNQuest Italia nel settembre 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), utilizzando il veicolo F2i Fiber spa, controllato all’80% dal secondo fondo e al 20% da Marguerite Infrastructure Italy sarl. Nel luglio 2017, sempre F2i Fiber, aveva comprato il 97% di Infracom (si veda altro articolo di BeBeez), mentre a giugno 2017 F2i Fiber aveva annunciato l’acquisizione di MC Link quotata all’Aim Italia e lanciato successivamente l’opa (si veda altro articolo di BeBeez). MC Link a sua volta aveva acquistato BigTLC nel luglio 2016. Infine Irideos nel giugno 2018 aveva comprato anche Enter (si veda altro articolo di BeBeez) e nell’ottobre dello stesso anno aveva acquisito Clouditalia nell’ottobre 2018, rilevandola dal fondo ILP III Sicar di J Hirsch & Co (si veda altro articolo di BeBeez). ll processo di integrazione delle realtà acquisite negli ultimi anni era terminato nel novembre del 2020 con la fusione per incorporazione di Clouditalia e della sua controllata Noitel Italia (si veda altro articolo di BeBeez). Oggi il gruppo Irideos è controllato al 78,41% da F2i sgr e partecipato al 19,6% da Marguerite.
Guidato dall’amministratore delegato Danilo Vivarelli, Irideos ha chiuso il 2020 con un giro d’affari di 207,5 milioni di euro, un margine operativo lordo di 48 e un rosso in riduzione dai 9,9 milioni del 2019 ai 6,4 milioni del 2020, dopo gli oneri finanziari. Nel debito è incluso un finanziamento da 150 milioni di euro che il gruppo si è assicurato dalle banche nel gennaio 2020 a supporto dell’implementazione del suo piano industriale al 2024 che ha l’obiettivo per quella data di aumentare il fatturato del 30% e di raddoppiare l’ebitda (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso dicembre, poi, il gruppo si è assicurato un finanziamento con garanzia green di SACE da 18 milioni di euro da ING Italia. Il finanziamento è stato erogato a Irideos Datacenter Italia srl, società interamente detenuta da Irideos, per la realizzazione di Avalon 3, nuovo data center a Milano che si svilupperà su una superficie di 3500 metri quadrati e che avrà una potenza installata di 3,2MW (si veda altro articolo di BeBeez).
Irideos possiede una piattaforma tecnologica che integra 15 data center; appunto l’Avalon Campus o Avalon 1, che è il più grande punto di interconnessione Internet italiano in via Caldera a Milano; piattaforme multi cloud italiane certificate AgID e una rete in fibra ottica di oltre 30.000 km lungo le principali autostrade e la dorsale adriatica.
I data center non possono infatti essere installati dovunque, ma hanno precisi requisiti non solo in termini di spazio ma soprattutto di disponibilità di energia elettrica e Milano è considerata tra le città europee emergenti per i data center assieme a Berlino, Reykjavik, Oslo, Varsavia, Zurigo, Vienna, Madrid e Praga, come indicato da un recente studio del real estate advisor Cushman & Wakefield(si veda altro articolo di BeBeez).
Non a caso, infatti, nel maggio 2020 Data4 (Axa IM Real Assets) aveva pianificato di investire 200 milioni di euro in data center in Italia, nell’ambito del piano di investimenti da 650 milioni di euro in 5 anni, suddivisi tra Milano, Parigi, Madrid e Lussemburgo, annunciato dall’investitore due mesi prima (si veda altro articolo di BeBeez). E sempre nel maggio 2020 anche KKR ha annunciato che avrebbe investito un miliardo di dollari per costruire data center in Europa nei prossimi anni con una nuova piattaforma sviluppata in collaborazione con Franek Sodzawiczny, noto imprenditore nel settore dei data center, battezzata Global Technical Realty: considerando anche la leva, la piattaforma avrà una potenza di fuoco di 2,5 miliardi di dollari (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando a focalizzarsi sull’Italia, lo scorso ottobre un fondo gestito da Castello sgr ha ceduto un terreno agricolo (greenfield) nel comune di Melegnano (Milano) a una multinazionale americana leader nei data center, che intende edificare sul terreno un data center di circa 60 mila mq all’interno della cosiddetta area ex San Carlo-Bertarella da 409 mila metri quadrati (si veda altro articolo di BeBeez).
E sempre nel settore, infine, ricordiamo che lo scorso aprile 2021 B4 Investimenti sgr, tramite il fondo B4 H II, ha acquistato la maggioranza di Hitrac Engineering, realtà italiana di riferimento negli impianti per infrastrutture critiche, con un focus sui data center (si veda altro articolo di BeBeez).